1. Ex Colonia Pietro Montanari - INAM Brescia - Molina di Ledro

 

Località

Ledro, Loc. Molina

Indirizzo

Via di Pastei

Utilizzo attuale

Edificio abbandonato

Un po' di storia

Le tre vite dell’Ex Colonia di Molina di Ledro

Villa Austria (1898 - 1918) poi Villa Savoia al Lago (1918 - 1935)

Il complesso di edifici ed il parco di quella che oggi viene definita "Ex Colonia" erano sorti sul finire dell’Ottocento e i primi del Novecento come “Villa Austria”, casa e luogo di cura per gli ammalati di TBC. Erano i tempi in cui Arco era un “Kurort” rinomato nell’intera Mitteleuropa, dove convergeva la nobiltà dell’Impero Austro – Ungarico fra cui pure l’Arciduca Alberto. A tal proposito prima della scoperta delle Palafitte del lago di Ledro, a pochi passi dal luogo, la gente del posto sosteneva che il cocciame che di tanto in tanto veniva alla luce poco distante da questi luoghi fossero i cosiddetti “bucai dei tisec”. Successivamente, dopo la Prima Guerra Mondiale, quegli edifici furono ristrutturati e trasformati nell’albergo “Hotel Villa Savoia al Lago”, gestito dal viennese Ignazio Witzmann e frequentato, durante la buona stagione, da persone benestanti. I Witzmann erano una ramificata famiglia di albergatori austriaci. Ignaz Witzmann era originario di un paesino dell’Austria inferiore che sul finire di ‘800 inizia ò ad investire “nell’industria dei forestieri” nell’Alto Garda. Figlio di Ignaz e padre di Ignaz (nato a Riva del Garda nel 1878) e Giulia Witzmann è colui che non solo dà vita all’Hotel Austria ma anche, nel 1878, all’Hotel Du Lac di Riva del Garda nel 1878, dopo che 10 anni prima gli fu affittato da Gedeone Bernardinelli. I Witzmann svolgeranno la propria attività all’Hotel Du lac fino al 1934, anno in cui notevoli problemi finanziari lo portarono al fallimento. Lo stesso accadrà a Villa Austria – Villa Savoia. La Villa aveva verande lussuose, arricchite di roseti e altre specie di fiori. La veranda centrale, in cui troneggiava un pesante biliardo era adibita al bar. Era ritenuto luogo di perdizione, proibito anche dai nostri curati, che dal pulpito invitavano adulti, giovani e ragazzi a non andare e fermarsi a quel luogo. L’Hotel finì la sua attività nella prima metà degli anni ’30 a seguito di un fallimento.

Colonia montana di Brescia INAM-ENAL “Pietro Montanari” (1935-1972)

In base al documento di compravendita del 3 dicembre 1935, si intavolò il diritto di proprietà a nome del Comitato di Collegamento e Gestione delle Case Montane di Malattia dell’Industria con sede in Brescia e il 28 luglio 1949 fu acquistata dall’INAM (Istituto Nazionale Assistenza Mutua) Sede Provinciale di Brescia e fu trasformato nella “Colonia Montana Pietro Montanari” e per 23 anni vide soggiornare centinaia di bambini bresciani. Fu allora (1937) che Guido Cauzzi ne divenne il custode e vi si trasferì con la sua famiglia (attuale Ledrolab). La casa aveva 120 posti letto, che erano situate nei saloni dell’ex albergo, trasformati in camerate. In un’ala dell’edificio c’erano le stanze per l’alloggio dei funzionari dell’INAM di Brescia. Nel 1944 la Colonia fu occupata da un contingente di 200 soldati tedeschi, che vi rimasero fino alla fine del secondo conflitto mondiale, tenendo in ostaggio i Cauzzi contro eventuali attacchi della Resistenza, che in loco quasi non esisteva. La famiglia Cauzzi rimase a custodire la Colonia fino al 1972, quando l’edificio, abbandonato dall’Ente proprietario, cadde lentamente in rovina.

L’abbandono (1972-2025)

Dopo il sostanziale abbandono della struttura dal 1972 al 1989, nel 1990 c’è un’ulteriore passaggio di proprietà. Con la legge provinciale del 1° settembre 1980 n° 30, concernente l’esercizio di funzioni già svolte da enti pubblici operanti in materia assistenziale e le norme integrative della LP 42 del 23 novembre 1983, la Giunta provinciale era autorizzata a trasferire i beni acquisiti a sua volta dallo Stato, e questo fu il caso della Colonia di Pastei, preceduta dalla Colonia Pavese di Torbole. In base a questa legge la struttura doveva avere solo esclusivi scopi di pubblico interesse, con particolare riguardo alla promozione di iniziative socio economiche di carattere locale. È del 1990 l’atto di Consiglio del Comune di Molina di Ledro che delibera l’acquisizione degli stabili per la somma di 350.000.000 di lire, in cui compartecipano la Provincia autonoma di Trento e comune di Molina: all’inizio la stima iniziale era di 481 milioni di lire, ma la legge nazionale prevedeva che lo Stato cedesse le proprietà gratuitamente, ma il Ministero del Tesoro emanò a sorpresa una stima che poi ritoccò al ribasso.

Ne nasce immediatamente l’idea di ristrutturare ad uso “centro turistico sociale” di questo edificio. Lo stato di abbandono, la posizione di particolare interesse e la sua storia invitano già in prima battuta l’Amministrazione a ragionare sulla possibilità di adibire la struttura pubblica a fini turistico-sociali. Insieme alla parte pubblica emerge anche l’intenzione di alcuni operatori privati che avrebbero acquistato gli immobili sicuramente a fini speculativi. L’immobile è strutturato in un blocco di 3.000 mc su tre piani fuori terra e circa 1000 mc di dipendenze e pertinenze varie con i 26.000 mq di parco antistante. Nella politica dell’amministrazione comunale c’era quella di adibire a “parco pubblico” con tutti i servizi del caso (panchine, illuminazione) la parte esterna mentre gli edifici avrebbero dovuto essere trasformati in centro congressi, manifestazioni teatrali a cui abbinare anche una parte a centro turistico-residenziale per anziani e giovani “sul modello di ostelli per la gioventù e di turismo collettivo”. Uno studio di fattibilità aveva poi individuato una spesa di circa 2.000.000.000 di lire. Non bisogna trascurare che è questo il momento storico in cui emerge il “caso Collotta-Cis” e dunque il tema della salute rientra (dopo la presenza della colonia) in maniera prepotente come asset da valutare per una riqualificazione.

Oggi, di quella struttura, è stato interamente ristrutturato solo Ledrolab, ovvero l’antica abitazione del custode. Ceduta in comodato al Museo delle Palafitte-MUSE nel 2001. L’architetto Mayr ha dato vita ad un progetto (approvato nel 1998) di 631.000.000 lire, di cui 152.560.000 a carico degli avanzi di amministrazione e 478.440.000 con contributo della Provincia autonoma di Trento. Per quanto riguarda invece gli altri stabili, uno più piccolo a sud, che inizialmente era adibito a lavanderia, è stato preso in gestione dalla Pro Loco di Molina mentre per la parte più grande, la vera e propria colonia, sono state rifatte le coperture qualche anno fa, e si presenta in forte stato di degrado. Attualmente è utilizzata come deposito di materiale vario.

Per saperne di più

www.sulletraccedegliabbandonati.com