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Dalla prefazione di Carlo Martinelli


Piero Bortolotti, uno di noi


Che bella sorpresa questo giallonongiallo, noirnonnoir, romanzettononromanzetto di Camillo Ischia. Un esordio irridente e libero, una dichiarazione d’amore alle persone e ai  luoghi di una vita, alla città — Arco, non occorrerebbe neppure dirlo — nella quale confluiscono le tracce scritte di una memoria che è passione politica e civile (ci fu un tempo nel quale esistevano queste cose), racconto di umanità varie ed assortite,  consapevole uso di un genere, giallo o noir che dir si voglia, che serve ovviamente per dire altro. Un romanzettononromanzetto che è sfida al lettore, consapevole invito a lasciarsi andare, a scansare facili etichette. Andate al capitolo 21, alla “cattiveria dell’autore” e alla “violazione palese delle regole narrative”. Ecco, proprio nell’incontro con Piero Bortolotti, il personaggio che si staglia con nitida forza dentro le pagine, arrivati al “the end” — per dirla cinematograficamente, omaggio alla grande passione dell’autore — ti verrebbe voglia di sapere se c’è un’altra avventura del nostro in arrivo, magari retrodatata. Storie nere ad Arco e dintorni tra realtà e fantasia, avverte il sottotitolo. Storie vere, anche. Chi scrive è stato a lungo per davvero cronista dell’Alto Adige, il quotidiano che fa spesso capolino nella trama. E quel Bepi assomiglia tanto tanto a qualcuno che in quel giornale è stato per davvero, nella Bassa, punto di riferimento, indimenticabile, per anni. E il delitto al Sayonara c’è stato per davvero, come no. E ad Arco ci sono stati circoli culturali di sinistra, cineforum impegnati, un Pci che nulla ha a che spartire con quelli che sono stati poi i suoi pallidi eredi, una sinistra extraparlamentare sempre sospesa tra l’essere combattiva e velleitaria. E’ in questo contesto, e nel 1977 —nel novembre di quell’anno Ischia colloca l’inizio della vicenda con tanto di delitti, sparatorie, pestaggi, Servizi segreti più o meno deviati, neonazisti vari — che il detective fa il suo mestiere. Chi vuole bene ad Arco, luogo caro a molti (chi scrive è iscritto da tempo a quell’elenco) vorrà bene a queste pagine fuori dagli schemi, a tratti ribelli, testimoni di una avventura che è sì fantasia ma è anche, eccome, realtà. Qualcuno potrà anche giocare a dare nomi veri ai personaggi di fantasia. Ci sta. E ci sta anche che a Piero Bortolotti, detective amaro e disilluso come si conviene ai personaggi di quello stampo, si stringa la mano, qui. Tra realtà e fantasia.