Il garibaldino di Cavola vissuto a Nago
Vezzano (Trento), 22 agosto 1827
Verona, 14 aprile 1903
Attilio nacque a Vezzano nel 1827, ma subito la famiglia si trasferì a Rovereto. Il giovane era irrequieto ed il padre lo fece arruolare nei Kaiserjäger già a 17 anni: però Attilio dimostrò subito una certa avversione per gli austriaci e disertò scappando in Francia. Si arruolò nella Legione straniera e fu spedito per due anni in Algeria. Intanto il padre chiese la grazia per la diserzione al governo austriaco ed ottenne il permesso del suo ritorno. Attilio tornò a casa nel 1857 e si stabilì a Nago, dove si sposò ed ebbe due figli. Nel 1859, allo scoppio della seconda guerra di indipendenza, i francesi passarono le Alpi per dar man forte ai piemontesi contro l’Austria, e centinaia di trentini valicarono clandestinamente i confini e si arruolarono nell’esercito del re Vittorio Emanuele o nei cacciatori delle Alpi di Garibaldi. E così fece Attilio Zanolli, che si mise in viaggio con la famiglia vestito da prete. Con l’improvviso armistizio di Villafranca però le speranze dei trentini andarono deluse: la guerra cessò e solo la Lombardia fu liberata. Ma oramai il dado era tratto e molti volontari partiti non tornarono, ma andarono a dar man forte agli insorti dell’Emilia, della Romagna e della Toscana. Il nostro Attilio si recò a Genova, dove Garibaldi stava radunando dei volontari che dovevano partire per la Sicilia: così gli oltre mille volontari, tra cui il Zanolli assieme a 15 trentini, partirono da Quarto il 5 maggio 1860 per arrivare l’11 a Marsala. In questa epica spedizione, il nostro si distinse quasi subito, tanto da essere promosso sottotenente. Zanolli e gli altri volontari trentini ovviamente iniziarono a progettare la liberazione anche del Trentino: tra il 1862 ed il 1864 ci fu una laboriosa preparazione a cui partecipò Giuseppe Mazzini; per quanto riguardava il Trentino il Mazzini si affidò ad Ergisto Bezzi, che aveva come collaboratore Attilio Zanolli. Subito prese contatti con i comitati patriottici segreti, soprattutto con quelli più vicini al confine di Tione e di Riva. La cospirazione fu scoperta dagli austriaci che procedettero ad arresti e bloccarono così questo ennesimo tentativo. Le speranze di liberare Trento e Trieste riaffiorarono nel 1866 ma quando Garibaldi fu costretto a fermarsi molti volontari trentini, e non solo, espressero grande disappunto e disperazione. Tra questi Zanolli, che si era già spinto oltre le linee austriache con i conti Martini (Francesco, Archimede, Aristide) di Riva passando da Trat fino ad arrivare a Tenno si rifiutò invano di obbedire all’ordine di abbandonare il Trentino. Dopo il 1866 il Zanolli si trasferì dalla Liguria in Veneto e da lì riprese l’instancabile impegno per la liberazione del Trentino: nel 1878 sottopose a Garibaldi un piano d’azione. Ma i tempi non erano ancora maturi: addirittura nel 1882 l’Italia strinse con l’Austria e con la Germania un patto di alleanza (la Triplice alleanza) e da allora il movimento irredentista trovò sempre maggiori ostacoli. In quello stesso anno Garibaldi morì e Zanolli abbandonò del tutto i suoi progetti e si stabilì a Verona, da dove poteva tornare ogni tanto ad Arco a trovare il figlio che era diventato il direttore dell’orchestra. Morì a Verona nel 1905.