Vittorio Imbriani
Napoli, 27 ottobre 1840
Pomigliano d'Arco, 1 gennaio 1886
Poeta, giornalista, critico d’arte, patriota garibaldino
Secondo di sette figli, nacque da Paolo Emilio Imbriani e da Carlotta Poerio, sorella di Alessandro Poerio, grande poeta ed eroe risorgimentale morto per le ferite riportate durante la difesa di Venezia nel quadro della Prima Guerra d’Indipendenza. Il fratello di Vittorio, Matteo Renato Imbriani, era un convinto irredentista , tra i fondatori nel 1877, dell’Associazione pro Italia Redenta. Vittorio seguì fin da bambino il padre in esilio; trascorse la sua giovinezza prima a Nizza, a Torino e poi a Zurigo dove seguì corsi su Petrarca e la letteratura cavalleresca tenuti da Francesco de Sanctis. Nel 1859 partì volontario per la seconda guerra di indipendenza senza potervi combattere, per l'improvvisa pace tra Francia e Austria. Nel 1860 proseguì gli studi a Berlino, dove studiò letteratura e filosofia e approfondì il pensiero di Hegel; nel 1861 tornò a Napoli, anche per evitare gli strascichi giudiziari di uno dei suoi tanti duelli. Due anni dopo vi ottenne la libera docenza di estetica, pubblicando la prolusione Del valore dell'arte forestiera per gli Italiani. Ebbe inizio in questo periodo un'intensa attività giornalistica per varie riviste che proseguì per il resto della sua vita. Nel 1864, come delegato della Loggia massonica "La Libbia d'Oro" di Napoli, fu segretario dell'Assemblea costituente del Grande Oriente d'Italia a Firenze. Nel 1866 tenne un corso di estetica nell'università di Napoli, che pubblicò in un opuscolo dal titolo Dell'organismo poetico e della poesia popolare italiana. Nello stesso anno partì volontario garibaldino per la Terza Guerra d’Indipendenza e partecipò alla battaglia di Bezzecca, dove fu catturato dagli austriaci e inviato in prigionia in Croazia per alcuni mesi. Vittorio fu cronista fedele della battaglia e ne fissò i ricordi in un componimento in endecasillabi sciolti intitolato “Una marcia di volontari” (dal titolo originario “Militia fessae cohortes”, ovvero truppe stanche della guerra) in cui descrive le dure condizioni di vita dei volontari che presero parte alla campagna. La prima parte descrive la lunga avanzata sotto il sole cocente, senza più acqua nelle borracce; incapaci ormai di ascoltare le parole del colonnello molti si lasciano cadere sfiniti, disillusi dal tempo trascorso in marcia senza ancora aver affrontato il nemico. La seconda parte si apre con il grido “All’armi!”: le truppe “stanche, indisciplinate e borbottone” ora devono affrontare gli austriaci, più numerosi e freschi; ed ecco che i volontari si riorganizzano mostrandosi pronti a combattere: “Su figliuoli, a passo di carica si giunge al monte in cima: quindi la truppa sul nimico frana”.
Tornato dopo una prigionia di pochi mesi a Napoli, dove s'era diffusa la falsa notizia della sua morte, rimase stabilmente a Napoli; si contano due trasferte dalla città partenopea: Firenze (1867- 1870) e Roma (1871). Intraprese da allora una frenetica attività culturale in campo letterario, politico e critico-saggistico, di cui sono testimonianza varie pubblicazioni e l'intensa collaborazione a molte riviste della destra risorgimentale o storica. Nel 1878 sposò a Milano Gigia Rosnati, figlia minore dell'ex amante, molto più giovane di lui e a differenza di lui molto religiosa con la quale ebbe una lunga e intensa relazione da cui nacquero due bambini sfortunatamente morti in giovanissima età. I guai privati si aggravarono con la malattia contratta nel 1880: una tabe dorsale che lo ridusse progressivamente alla paralisi completa. Ciò non gl'impedì di pubblicare e collaborare a riviste anche negli ultimi anni di vita. Nel 1884 gli venne resa giustizia e assegnata la cattedra di letteratura italiana dell'Università di Napoli, ma per lo stadio troppo avanzato della malattia non poté tenere alcuna lezione. Il primo gennaio del 1886, ridotto a un tronco umano, Vittorio Imbriani morì nella città natale.
Vittorio Imbriani, Poesie, a cura di Gabriella Riso Alimena, Fondazione Bembo , Ugo Guanda editore , 2010
https://www.movio.beniculturali.it/bun/illegatoimbrianidellabibliotecauniversitariadinapoli/it/41/vittorio-imbriani
Paolo Emilio Imbriani, padre di Vittorio
La moglie Gigia Rosnati
Ritratto di Vittorio Imbriani malato di tabe dorsale 1882-1885
Sepolcreto Imbriani - Poerio, Pomigliano d'Arco, Napoli