Valentino Stoppa

ID 41024

Lugo (Ravenna), 1848 - 1924


Figlio di Giuseppe e Maria Galamini, Valentino studia a Bologna. Spinto da "quella febbre frenetica, quell'unico desiderio di far(si) garibaldino a tutti i costi", Valentino appena diciottenne si arruola nel Corpo Volontari Italiani al seguito di Garibaldi per la liberazione del Tirolo meridionale. Viene incorporato nell' 8° Reggimento, 2^ Compagnia. Combatte valorosamente nella Terza guerra di indipendenza (1866) e nella Campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma (1867). Narra i suoi ricordi in due "quaderni" con naturalezza e passione. Nel 1875 sposa Ernesta Galletti Stoppa, donna all'avanguardia per quei tempi, si spese per l'emancipazione e il mutualismo femminile, nonché per l'educazione dell'infanzia.
Qui di seguito riportiamo alcuni stralci estrapolati dalle sue memorie:

Valentino Stoppa racconta che in seguito ad una manifestazione patriottica a Bologna decise di farsi garibaldino, con l’obiettivo di portare a compimento l’unità d’Italia. Quel che accade però è che le genti del Sud sono contrarie ai volontari ed indifferenti al clima patriottico. A questo proposito egli ricorda il viaggio verso la Puglia per un periodo di addestramento: “Giunti a Foggia non più saluti dalla popolazione [come era solito accadere al Nord, tra le vie della sua Emilia Romagna], ma diffidenza. Alle 11 del mattino erano chiusi gli alberghi, si trovò da mangiare in sporche stamberghe del paese, cibo fritto con olio, che puzzava maledettamente”. Il viaggio prosegue a Bari: “fummo ricevuti dalla polizia […] come fossimo in arresto” mentre a Molfetta “ci dissero che la popolazione era contraria alla nostra venuta e che le donne non ci volevano ritenendoci indemoniati”. Lo stesso atteggiamento ebbero le popolazioni del Tirolo che vedevano i garibaldini come “diavoli rossi”. P. 59-60

Valentino racconta l'amarezza per l’armistizio
Stoppa annota la gioia per la vittoria di Bezzecca, avvenuta dopo le dure sconfitte del regio esercito e seguita dalla delusione finale per l’armistizio, visto come tradimento del governo: “Non vi erano che poche tappe poi si era a Trento. Si malediceva il tradimento della monarchia e i suoi ministri”. “Non so descrivere l’agitazione che avvenne fra noi. Urlavamo imprecavamo maledicevamo la monarchia, il tradimento del Rè molti puntavano la bajonetta contro le roccie per romperle e si ripeteva. […] Maledetta la monarchia e si gridava, mentre l’esercito aveva perduto le battaglie di Costonza e Lissa gli si dava il Veneto noi Vittoriosi ci si mandava via dal Tirolo. Così le imprecazioni contro i ministri e il Re erano infinite. […] In seguito a ciò si generò la disorganizzazione, nessuno voleva più dar retta ai superiori. P. 61-153

Valentino racconta l'incontro con Garibaldi
Tra tutte le esperienze che Stroppa vive ce n’è una che gli permette di vedere e parlare al suo mito: Giuseppe Garibaldi. Nei pressi di Salò gli compare davanti una carrozza: con grande sorpresa vede che vi è seduto il Generale. “Era la prima volta che [lo] vedevo, non capivo più niente, non ero più di questo mondo”: Garibaldi “col suo fare bonario” gli chiede dove stia andando e col suo “riso angelico” lo esorta a ritornare al più presto al suo reggimento. “Mi avviai di camminata voltandomi per vedere ancora il mio Generale e con la letizia in cuore [ricorda Valentino] mi trovai a Salò come in un sogno”. P. 61


Valentino Stoppa, Memorie di un giovane garibaldino 1866-1867, Longo Editore, Ravenna, 2012

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Registro di Arruolamento, Archivio storico di Torino