Parma ? – Genova ? (dopo il 1869)
Patriota, scrittore
Pietro Spinazzi era nativo di Parma e partecipò fin da giovane, a Firenze, ai primi moti mazziniani del 1831. Nel 1848 era stato comandante dei parmensi partecipando alla prima guerra di indipendenza combattendo in Lombardia mentre nel 1849 organizzò un corpo di bersaglieri e con pochi uomini domò la reazione a Empoli. Esule a Genova per dieci anni, nel 1859 con lo scoppio della seconda guerra di indipendenza fu capitano dei “Cacciatori delle Alpi” agli ordini di Nino Bixio. Si arruolò nell'esercito regolare sabaudo, con il grado di capitano, stabilendosi nuovamente a Genova, per lasciarlo nel 1860 per seguire Giuseppe Garibaldi nella campagna dell'Italia meridionale al seguito della spedizione guidata da Luigi Pianciani, detta anche spedizione Terranova. Maggiore della 2ª Brigata "Parma", comandata dal colonnello Tharrena, giunse in Sicilia via nave sbarcando a Palermo, l'11 agosto, e pochi giorni, a Milazzo, sostituì al comando della Brigata lo stesso colonnello Tharrena dimessosi in polemica con il comando generale in quanto cambiata le destinazione di impiego della sua unità. Durante la campagna guidò l’ex 2ª Brigata "Tharrena", composta da 700 uomini circa, sempre agli ordini di Nino Bixio, comandante della 18ª Divisione dell'esercito meridionale, e per il valore dimostrato, il 1º ottobre nella battaglia del Volturno, durante il combattimento di Ponti della Valle di Maddaloni, fu elogiato ufficialmente dallo stesso e promosso al grado di tenente colonnello. Terminata la campagna, nel 1862, ottenne di essere nuovamente integrato nell’esercito regolare regio. Dal 1862 al 1870, con altri 24 patrioti e ex ufficiali garibaldini parmensi, fu costantemente controllato dalla polizia del Regno. Quando, nel 1866, con lo scoppio della terza guerra di indipendenza si aprirono i bandi di reclutamento per gli ufficiali del Corpo Volontari Italiani in vista della guerra contro l'Austria, prestava servizio a Genova come tenente colonnello in un reggimento di fanteria. Nominato comandante del 2º Reggimento Volontari Italiani condusse, secondo le accuse del tempo, una guerra personale non curandosi degli ordini dello stato maggiore garibaldino. Mancò all’assedio del Forte d'Ampola, disperse il Reggimento in vari avamposti in Val Vestino, sfibrò le sue truppe sul Monte Nota a Tremosine e nell’inutile attacco a Pieve di Ledro, ma soprattutto non contribuì alla battaglia di Bezzecca pur trovandosi a pochi chilometri di distanza e in posizione favorevole per contrastare l’artiglieria austriaca. Posto agli arresti per ordine di Garibaldi, il 13 settembre, a Brescia, fu giudicato da una commissione d’inchiesta che sentenziò però la sua innocenza da ogni accusa. Il processo ebbe una vasta eco sulla stampa nazionale. Stabilitosi a Genova, partecipò nel 1867 con Stefano Canzio e Barilli all'organizzazione della spedizione garibaldina nell'Agro Romano volta alla liberazione di Roma. Nel maggio 1867 fece parte della Commissione del quotidiano mazziniano "Il Dovere" composta da Giovanni Battista Bruzzone, Giacomo De Marini, Luigi Malatesta, Edoardo Maragliano e Isnardo Sartorio. Il 31 luglio 1869 Spinazzi nominava Osvaldo Gnocchi Viani direttore del quotidiano al posto di Ernesto Pozzi processato e incarcerato per "attività sovversive".