Cuggiono (MI) 21 settembre 1846 - 20 gennaio 1924
Figlio di Francesco, dottore chimico, ossia farmacista, e di donna Flavia Castiglioni d'Angera. Donna Flavia, dapprima critica della scelta del figlio, ne condividerà poi l'impegno e la lotta per il riscatto nazionale. Nel giugno del 1866 Paolo Scotti, ventenne, decide di aggregarsi al corpo dei volontari garibaldini; è a Torino, dove era iscritto a quella università (architettura) e si infiamma come molti altri giovani desiderosi di unirsi all'Eroe dei Due Mondi per completare il grande disegno di unificare l'Italia, malauguratamente interrotto nel 1859 con l'armistizio di Villafranca. Nell'Archivio di famiglia è conservato un volantino rivolto agli studenti d'Italia con il quale i giovani universitari sono spronati ad unirsi a Garibaldi. Paolo parte da Torino, e arriva a Cuggiono. Abbraccia i genitori e senza metterli al corrente del suo proposito, raggiunge con gli altri cuggionesi Milano dove si unisce ai volontari in attesa di partire per il fronte. Il 21 luglio ha luogo la battaglia di Bezzecca con la vittoria dei garibaldini sulle truppe austriache. Paolo Scotti e i suoi compagni cuggionesi combattono valorosamente ma vengono fatti prigionieri e deportati a Maja in Croazia. Vi rimarranno poco più di un mese. Liberati, il 26 agosto Paolo scrive da Udine ai genitori una lettera carica di sollievo. Paolo Scotti si laureerà in Ingegneria ed Architettura nel 1870 e l’amore per la patria fu la costante di tutta la sua vita. Praticò la professione con diverse opere nella sua zona di origine ma fu anche consigliere, nei primi anni del Novecento, della Società Nazionale per la storia del Risorgimento Italiano. Si spegnerà a Casa Scotti, nel 1924. La sua divisa di Garibaldino è esposta nel Museo di Cuggiono.
Riproduzione del disegno eseguito da Paolo Scotti durante la prigionia
Dichiarazione di Servizio durante la Campagna di Guerra del 1866
Divisa da garibaldino di Paolo Scotti, Museo storico civico cuggionese