Bormio (Sondrio), 9 ottobre 1826 – 3 settembre 1903
Comandante delle Guardie Nazionali Bormiesi inquadrate nella colonna al comando del Capitano Zambelli operanti nella zona della Valtellina. Fu decorato con medaglia d’oro al valor militare.
Bormiese, figlio di contadini, Pedranzini ebbe cinque sorelle maggiori e due fratelli minori. Il padre morì quando Pietro aveva 11 anni. Frequentò le scuole elementari maggiori e, nel 1842 si iscrisse al Ginnasio appena riaperto in Bormio (era stato chiuso nel 1822) ma abbandonò durante il terzo anno per riprendere i lavori nei campi. Nel 1847 fu riformato dalla leva austriaca per malattia di cuore. Al principio del 1848 fu istituita in Bormio la Guardia Nazionale e il 20 marzo un drappello di circa venti uomini si reca allo Stelvio a sorvegliare il confine. Pedranzini partecipò con questi alle istruzioni sul maneggio delle armi tenute da ex militari austriaci. Lo stesso anno il Governo Provvisorio della Lombardia effettuò la leva delle classi 1826 e 1827 e il Pedranzini fu arruolato col grado di caporale e assegnato alla prima compagnia bersaglieri del battaglione dei coscritti valtellinesi. Partecipò al presidio della posizione dello Stelvio (o, in termini enfatici, "alla conquista del passo dello Stelvio nel 1848 e alla esaltante proclamazione della Repubblica Italiana Stelvio-Tonale, avvenuta il 12 agosto 1848") sinché, verso la metà di agosto, questa dovette essere abbandonata per l'arrivo degli austriaci: Pedranzini e gli uomini della propria squadra - quasi tutti militi del Mandamento di Bormio - furono tra gli ultimi ad abbandonare il presidio ritirandosi attraverso il Ghiacciaio del Cristallo (scendendo a Bormio per il Passo del Cristallo avendo ormai gli austriaci occupato la Valle del Braulio. Nel 1856 si sposò e nel 1859, avendo ormai due bambini, non poté arruolarsi volontario. Nel 1859 gli austriaci occuparono il Giogo dello Stelvio e l'Alta Valle del Braulio presidiando la IV Cantoniera e la sommità di Spondalunga, reclutando a Bormio e nei dintorni una sessantina di operai per effettuare lavori di fortificazione. Giunti a Bormio i volontari garibaldini (8-9.000 uomini) comandati da Bixio e Medici, il Pedranzini, informatosi presso alcuni operai fuggiti dell'entità contingente austriaco, fece in modo di sottoporre allo stesso Bixio un piano per riprendere il Giogo grazie un'ardita azione di aggiramento e sorpresa attraverso il Passo del Cristallo da condursi con sette-ottocento uomini scelti fra i migliori. Bixio liquidò la proposta come "una ragazzata" e preferì limitarsi a fronteggiare pacificamente il nemico occupando le gallerie della Strada dello Stelvio e le soprastanti posizioni del Diroccamento e della Glandadura erigendo qualche piccola difesa in terra e sassi. Nel 1861fu mobilitato in Valtellina un battaglione di Guardia Nazionale sotto il comando del maggiore Giovan Battista Caimi, per la guarnigione di Bologna. Il Pedranzini vi entrò col grado di sergente, prestando servizio per due mesi come istruttore. Rientrato dal servizione nella Guardia Nazionale col grado di luogotenente, partecipò alle elezioni comunali del comune di Bormio nelle quali riportò il maggior numero di voti e fu assessore anziano fino al 1864, anno in cui assunse la carica di segretario comunale.
La vicenda: Passo dello Stelvio, 11 luglio 1866
Nel 1866 , ancora luogotenente della Guardia Nazionale. era a capo del second drappello (undici militi e due carabinieri) destinato alla sorveglianza della Strada dello Stelvio.
Bormio era oggetto di scorrerie e soprusi da parte delle truppe austriache che avevano il loro quartier generale al Passo dello Stelvio, confine con l'Italia. Volendo porre fine a queste violenze, Pedranzini, da solo, scala la Cima Reit per un passaggio che da allora verrà chiamato "Passo Pedranzini", scende dai ghiaioni di Glandadura verso la strada dello Stelvio all'altezza della I Cantoniera, suonando il corno, sparando con il fucile ad avancarica e facendo rotolare i sassi che sollevano un gran polverone, impaurisce i 65 austriaci comandati da un tenente che si rifugiano e si rinchiudono nell'androne della I Cantoniera. Pedranzini intima loro la resa, ad uno ad uno fa deporre le armi ed incolonnati e prigionieri, li riporta a Bormio. Dopo questa azione, Bormio non viene più molestata dagli austriaci. Per questi fatti a Pedranzini il 19 aprile 1867 è assegnata la Medaglia in oro al valor militare "coll'annessovi soprassoldo di lire duecento annue".
Morì nel suo letto il 3 settembre del 1903.
Pietro Pedranzini, Memorie storiche sulla difesa dello Stelvio nel 1866, Dei Cas, Schena, 2016
https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Pedranzini
http://www.bormio3.it/storia_bormio/pietro-pedranzini.php
Lapide commemorativa, Bormio (So)
Lapide commemorativa, piazza V Alpini, Bormio (So)