Lendinara (Rovigo), 4 giugno 1825
Lendinara, 2 giugno 1883
Fervente patriota, scrittore, giornalista, colto umanista
«Lo abbiamo sepolto, al raggio velato del sole di giugno, lo abbiamo sepolto tra i fiori e il verde e i profumi della superba vegetazione del suo Polesine, presso la casa degli avi suoi, nel suo giardino.
Ora non ho più ritrovi da dargli; ora non mi resta che raggiungerlo nel riposo senza fine.» (Dall'epitaffio per Alberto Mario scritto da Giosuè Carducci il 5 giugno 1883)
Erede di una nobile famiglia di origini ferraresi, nacque il 4 giugno 1825 a Lendinara (RO). Visse una giovinezza gaia e spensierata, frequentò le locali scuole dei Padri Cavanis dell'Ordine degli Scolopi e poi il seminario di Rovigo, ma lo studio allora non era tra i suoi interessi. Nel 1844 si iscrisse all'Università di Padova. Scelse prima matematica, poi legge, ma l'unica interesse era rivolto alla storia, strinse amicizia con i poeti Prati e Aleardi. L'8 febbraio 1848 partecipò attivamente alle manifestazioni, tanto da essere costretto a riparare a Bologna, dove si unisce agli studenti volontari aggregati alle truppe di Pio IX. Combattè contro gli austriaci a Bassano del Grappa, Treviso e Vicenza. Dopo il fallimento della campagna, riparò a Milano dove conosce Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini. Tra il 1849 e il 1857, Mario soggiornò a lungo a Genova insieme agli altri patrioti in esilio. Collaborò tra il 1855 e il 1856 all’«Italia e Popolo» e partecipò ai preparativi della spedizione di Pisacane e delle insurrezioni di Livorno e di Genova. Proprio a Genova nel 1857 venne arrestato e nel carcere di Sant’Andrea conobbe la scrittrice inglese Jessie White, giornalista e corrispondente del London Daily News, incarcerata anche lei per le stesse idee rivoluzionarie. I due, scarcerati (con l’obbligo di abbandonare il territorio del Regno di Sardegna) si sposarono il 19 dicembre 1857 a Portsmouth, in Inghilterra. Con la moglie intraprese una serie di viaggi fino agli Stati Uniti dove perorarono la causa risorgimentale. Tornato in Italia riparò a Lugano, dove si trovavano Mazzini e Carlo Cattaneo. A Lugano Mario diresse «Pensiero ed Azione» fino al marzo 1860, quando, costretto a lasciare la Svizzera, si recò a Genova dove riuscì a imbarcarsi con la moglie, in disaccordo con Mazzini (che avrebbe voluto inviarlo a organizzare la sollevazione nelle Marche), per la Sicilia soltanto con la seconda spedizione, capitanata da Giacomo Medici. Sbarcarono nel golfo di Castellammare a circa 50 Km da Palermo la mattina del 18 giugno 1860.Dopo il 1860 Mario si allontanò sempre più da Mazzini; in seguito ai fatti di Aspromonte del 26 luglio 1862 (in Calabria Mario ebbe il compito di reprimere le rivolte dei contadini fedeli ai Borboni) predicò sulla «Nuova Europa» di Firenze: il suo programma divenne l’unità federale, cioè l’unità compatibile con il massimo di autonomie locali, amministrative e legislative. Nel 1862, Mario scrisse “La camicia rossa”, memoriale sulla spedizione dei Mille pubblicato in lingua inglese. Nel gennaio del 1863 fu eletto alla Camera dei Deputati del Regno d'Italia nel collegio di Modica, ma tramite una lettera si dimise l'11 marzo. Nella lettera dichiarava che "essendo egli di fede repubblicana non accettava la deputazione". Partecipò alla campagna del 1866 al comando di alcune unità di flottiglia sul Lago di Garda. Nel 1867 fu con Garibaldi a Monterotondo e a Mentana. Compiutasi l'unità d'Italia, si dedicò a tempo pieno al giornalismo: diresse La Provincia di Mantova (1872-1874), la Rivista Repubblicana (1878-1879), la Lega della Democrazia (1880-1883) sempre su posizione federaliste, seguace di quel Cattaneo che aveva celebrato nel 1870 con “La mente di Carlo Cattaneo”. Tra i suoi principali scritti ricordiamo: Italia e Francia (1859), La schiavitù e il pensiero (1860), I nostri filosofi contemporanei (1862), La questione religiosa di ieri e di oggi (1867), La mente di Carlo Cattaneo (1870), La camicia rossa (1870), I Mille (1876), Teste e figure (1877), Garibaldi (1879). Molti suoi studi ed articoli furono riuniti da Carducci, suo amico e corrispondente, con la collaborazione di Jessie e apparvero postumi: Ritratto d’autore (1884) e Scritti politici, a cura e con proemio di G. Carducci (1901). Morì a Lendinara il 2 giugno 1883.
Ritratto di Alberto Mario
Lapide commemorativa dedicata ad Alberto Mario, Adria (Rovigo), 1887
Le tombe vicine di Alberto e Jessie a Lendinara (Rovigo)
Alberto Mario