Roncoferraro (Mantova), 26 febbraio 1820 - 17 luglio 1897
Patriota e imprenditore, zio di Tazio Nuvolari
Figlio di Gaspare e Francesca Mantovani, Giuseppe Antonio Maria Nuvolari, nasce da un’agiata famiglia di grandi proprietari terrieri specializzati nella coltivazione del riso, di Barbassolo, piccolo borgo nei pressi di Roncoferraro, nel Mantovano. I Nuvolari frequentano, se pure con diverso successo, le migliori scuole del Regno consapevoli di rappresentare le nuove, emergenti, classi dirigenziali del Paese. Parte del ceto intellettuale e borghese è per l’indipendenza e i Nuvolari sono tra questi esponenti politici, difensori della libertà nazionale.
Giuseppe Nuvolari, il 28 febbraio 1848 è arrestato per motivi politici, insieme ai cugini Gaetano, Bartolomeo e Giovanni. In carcere restano pochi mesi, ma successivamente, Giovanni e suo cugino Giuseppe, di quindici anni più giovane, sono condannati a morte perché sono state trovate le prove della loro cospirazione. Al primo, la pena viene commutata in 12 anni di reclusione, mentre il secondo riesce a fuggire e in clandestinità si adopera come può per raccogliere fondi a favore dei comitati mazziniani. Giuseppe Nuvolari, Giuspin, come lo chiamano parenti e gli amici, ha 28 anni quando entra in un carcere austriaco e cerca la fuga per non essere impiccato. Cinque anni dopo, il 19 marzo del 1853, il barone Carlo Culoz, comandante della fortezza di Mantova, lo condanna a morte in contumacia, con l’accusa di alto tradimento per essersi affiliato alla Società mazziniana della città. Il 3 marzo 1853, a Belfiore, sono impiccati tanti patrioti suoi amici. Dopo un esilio di quasi quattro anni, il 10 gennaio 1857, Nuvolari viene graziato dal governo austriaco e l’anno successivo ritorna nella sua terra a Carzedole. Nel 1859, nel quadro della Seconda Guerra d'Indipendenza, si arruola volontario nel corpo dei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi, nello squadrone delle Guide a cavallo, e, insieme ad altri 5000 uomini, combatte a Varese contro gli austriaci. Ma l’impresa, dopo le vittorie strepitose di Solferino e San Martino, viene improvvisamente bloccata dall’armistizio di Villafranca, firmato tra l’esercito alleato francese e quello austriaco. Garibaldi, amareggiato ma convinto nelle sue idee, non si arrende e si mette alla testa delle truppe della lega militare dell’Emilia e della Toscana, pronto ad invadere lo Stato pontificio nelle Marche e a liberare Ancona.
Ricostituitosi a Bologna il corpo dei Cacciatori delle Alpi, Giuseppe Nuvolari si arruola nuovamente con il grado di sergente agli ordini di Nino Bixio. Anche l’impresa di liberare le Marche è bloccata da un perentorio ordine di Cavour che obbliga “a sloggiare, entro 24 ore”, come scrive lo stesso Nuvolari nel suo infuocato pamphlet, pubblicato a Genova venti anni dopo, nel 1879, che gli creerà un mondo di nemici e determinerà la definitiva rottura della lunga amicizia con lo stesso Giuseppe Garibaldi. Nel 1862 partecipò alla spedizione conclusasi in Aspromonte. In quest'occasione Nuvolari, il 3 luglio 1862 a Palermo fu affiliato alla massoneria (Loggia "I Rigeneratori del 12 gennaro 1848 al 1860 Garibaldini", della quale era Maestro Venerabile Emanuele Sartorio) insieme agli altri componenti dello Stato Maggiore garibaldino (Giacinto Bruzzesi, Francesco Nullo, Enrico Giastalla, Giuseppe Guerzoni, Giovanni Chiassi, Giovanni Basso, Pietro Ripari e altri ufficiali) fu lo stesso Garibaldi, nella veste di Gran Maestro a firmare la proposta di ammissione regolare.
Visse a lungo a Caprera accanto a Garibaldi. Fu di nuovo con i gradi di capitano nel 1866 tra i volontari di Garibaldi nell' Invasione del Trentino, meritandosi la medaglia d’argento per le battaglie di MOnte Suello e Bezzecca.
Finalmente poté tornare nel paese natale nel 1866, quando Mantova e la sinistra Mincio furono annesse al Regno d'Italia.
L'ultima partecipazione ad operazioni militari di Nuvolari fu nella sfortunata spedizione conclusasi con la sconfitta delle truppe garibaldine nella Battaglia di Mentana.
Ristabilita la residenza a Roncoferraro, Nuvolari continuò comunque a soggiornare per lunghi periodi in Sardegna acquisendo una notevole conoscenza dell'isola e dei suoi abitanti. che riversò nel libro Come la penso che pubblicò nel 1879
All'età di 76 anni Giuseppe Nuvolari fu colpito da una grave paralisi a Roma. Il 17 luglio 1897, Giuspin muore nella sua villa di famiglia, Villa Garibaldi, così denominata dal 1867 perchè ospitò il generale, al quale venne conferita la cittadinanza onoraria mentre il borgo di Carzedole si tramutò in "Villa Garibaldi". Da anticlericale e massone, i funerali furono semplici e lontani dal clamore.
Le sue ceneri sono conservate sotto il monumento in bronzo nel giardino che lo raffigura vestito da garibaldino.
“Io sono vecchio e quindi poco mi resta da perdere, ma se fosse possibile tornare indietro, confesso che terrei un’altra condotta. Fra mezzo a tante delusioni a tanti inganni, a tanti dispiaceri vi è una cosa che mi consola assai; sì è quella che avendo partecipato a tanti sconvolgimenti politici, non potei avere figli, così non avrò il dolore di lasciarli spettatori delle vergogne del nostro sventurato paese e francamente dichiaro che se mi fossi immaginato il come sarebbero andate le cose, non mi sarei di certo imposto tanti sacrifici materiali e morali, perché non ne valeva la pena!”
dal suo memoriale "Come la Penso", 1879.
Giuseppe Nuvolari è lo zio del leggendario pilota del '900 Tazio Nuvolari
https://lamaddalena.info/giuseppe-nuvolari-garibaldino/
https://venetostoria.wordpress.com/2016/03/02/il-garibaldino-pentito-come-la-penso-autoregiuseppe-nuvolari/
Monumento in bronzo dedicato a Giuseppe Nuvolari in divisa garibaldina, Villa Garibaldi, Giardino e villa padronale Nuvolari-Corneliani, Roncoferraro (Mantova), foto del 1958
Targa dedicata al soggiorno di Garibaldi nel 1867 a VIlla Garibaldi, Roncoferraro (Mantova)