Vicenza, 27 agosto 1839
Sant'Ilario d'Enza (Reggio Emilia), 24 dicembre 1900
Chimico, garibaldino
Memorie familiari raccolte dal discendente Sig. Roberto Piccinini
Grazie alle testimonianze sappiamo che Giovanni Piccinini nasce da Antonio, agente di Vicenza e da Anna Massignan (Nassignan ?) da una famiglia di proprietari terrieri. Giovanni aveva un fratello, Roberto, che in seguito divenne ufficiale dei Bersaglieri, dopo l'unità d'Italia. Roberto stette molto tempo nell'Italia Meridionale nella lotta al brigantaggio. Piccinini nel 1870 si sposa con Clotilde Gibertini, nata a Ciano nell’aprile 1844, di professione proprietaria e residente a Parma, figlia di Antonio farmacista e Isotta Rasori. Il matrimonio avviene a Parma il 4 luglio e registrato pochi giorni dopo a S.Ilario. In questo borgo, sulla via Emilia, a pochi chilometri da Parma, si formò un'antica stazione romana, Tanetum, della quale sono conservate lapidi, colonne e monete, Chi viene da Parma seguendo la via Emilia, giunge in questo borgo e, superata la Chiesa Madre, trova sul lato sinistro un antico fabbricato ad un piano con un portichetto prospiciente la strada. Qui vissero Giovanni e Clotilde; qui vi era la "Officina chimica Piccinini", che in seguito prese la denominazione di "Farmacia Piccinini". Nel borgo i vecchi, miei coetanei, la ricordano ancora come la "Farmacia delle sorelle Piccinin". Dai ricordi dei familiari pare che Giovanni, a circa 20 anni, scappò di casa con un domestico per raggiungere il luogo dove il generale Baldiserotto, vicentino, radunava gruppi di volontari che trasferiva, di nascosto dal governo austriaco nella tenuta del conte Camozzi, situata a Dalmine, nel bergamasco. Il conte Camozzi sovvenzionava una spedizione di garibaldini in aiuto ai "Mille". Questo gruppo formò la seconda spedizione chiamata dal loro comandante "Spedizione Medici" e si imbarcò a Conegliano Ligure sui vapori Washington e Oregon delle Messaggerie Marittime Imperiali Francesi il 10 giugno 1860. Nel libretto “I Mille di Marsala “ ed. Edoardo Perino, 1886 Roma scritto da Giovanni Piccinini e conservato nella biblioteca di Bergamo. Giovanni racconta le vicende della spedizione. Giovanni racconta che a fine campagna, allo scioglimento del corpo dei garibaldini (oltre 60.000 uomini), Giovanni non potè tornare nel suo paese perché il governo austriaco considerava disertori e ribelli coloro che si erano arruolati con Garibaldi. I parenti di Giovanni sono stati obbligati , per quieto vivere, a disconoscerlo pubblicamente. Giovanni, quindi, si fermò a Parma, ove risiedeva l'illustre chimico e professore Antonio Gibertini, liberale e garibaldino. Venne accolto, ospitato ed aiutato a diplomarsi in chimica. Sposò la figlia del professore, Clotilde, con cui ebbe 6 figli. Il 6 dicembre 1878 , dopo Antonio, Antonietta e Augusto, nascerà Guido Maria Giuseppe. Poi arrivarono Severina e Marotta. Il padre di Clotilde aveva aperto una "officina chimica" a S. Ilario, e lì Giovanni vi si trasferì con la moglie ed esercitò la sua professione sino al Natale del 1900 giorno della sua morte.
Giovanni Piccinini di ritorno dalla Campagna di Sicilia, febbraio 1861
Registro di arruolamento, Archivio di Stato di Torino
Tomba di Giovanni Piccinini e Clotilde Gibertini, cimitero di Sant'Ilario d'Enza (RE). L'epigrafe riporta: "Al padre saggio sarò esempio di virtù domestica e civili Alla madre mirabile vera immagine di donna forte. Requiem: il riposo eterno dona loro signore: è la prima parola di questa invocazione".