Giovanni Cadolini

ID 40485

Cremona, 20 ottobre 1830
Roma, 8 giugno 1917

Fervente patriota, ingegnere, deputato

Figlio di Carlo e Giulia Smancini, a soli 17 anni abbandonò la famiglia per seguire i suoi ideali rivoluzionari. Nel 1848 si arruolò nei Corpi Volontari Lombardi (anche detti Corpi Franchi) e combatté nella colonna cremonese di Gaetano Tibaldi in Trentino; nel 1849 fu dapprima nella Guardia civica di Firenze per combattere gli austriaci nel Granducato di Toscana di Leopoldo II e poi a Roma con Giacomo Medici contro i francesi. Qui, si comportò valorosamente nella disperata difesa del Vascello e del bastione del Casino Barberini. Ritornato nella nativa Cremona, proseguì gli studi che perfezionò poi alle Università di Pavia e Genova, laureandosi in Ingegneria. Nel 1852 per il suo attivismo politico fu arrestato dalla polizia austriaca, ma, riuscito a fuggire, riparò a Genova, dove continuò a cospirare contro l'Austria.
Nel 1859, come sottotenente nel reggimento di Giacomo Medici combatté nei Cacciatori delle Alpi, distinguendosi nello scontro di San Fermo, guadagnando i gradi di capitano e maggiore e riportando una ferita di baionetta al braccio destro. Nel 1860 partecipò alla campagna meridionale sempre con la spedizione Medici, guadagnandosi la menzione di Croce Cavaliere d'Onore. Nel 1862 fu alla giornata in Aspromonte al seguito di Garibaldi.
Il 18 maggio 1866 fu nominato tenente colonnello del 4° Reggimento del Corpo volontari Italiani guidato da Garibaldi in difesa della Val Camonica minacciata dagli austriaci, nel contesto della Terza Guerra d'Indipendenza. Fu decorato della croce di ufficiale dell'Ordine MIlitare di Savoia "per la lodevole condotta con la quale ha retto il reggimento affidato al suo comando, per l'ordine osservato nella difficile marcia attraverso la Val Camonica e le disposizioni prese per occupare il passo della Croce Domini pella quale gli austriaci discendendo da Campolaro ed Astrio tentavano tagliare la ritirata al corpo operante in Vezza". A guerra finita Cadolini fu aspramente criticato, tra l'altro anche da Garibaldi, per la condotta della sua truppa che dopo la sconfitta nella battaglia di Vezza d'Oglio rimase inoperosa al Lago di Campo senza che i "fucilieri rossi" vedessero mai il nemico. Il comando infatti non funzionò come avrebbe dovuto: il comandante Cadolni non comprese gli ordini che gli erano stati trasmessi e si perse tra le montagne col suo reggimento per una settimana.
Nel 1867 operò a Roma nell'imminenza dell'invasione garibaldina ma, deluso dall'incertezza dei romani, non volle in seguito unirsi alle camicie rosse che invasero lo Stato del Papa dall'esterno.
Chiusa la sua parentesi militare, Cadolini si dedicò alla vita politica: fu deputato del Regno d'Italia per 9 legislature, ministro delle Finanze nel 1892 e senatore dal 1902. Morì a Roma nel 1917.


Ugo Zaniboni Ferino, Bezzecca 1866. La campagna garibaldina dall'Adda al Garda, Trento 1966
Hubert Heyries, Italia 1866 Storia di una guerra perduta e vinta, 2016, il Mulino
https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Cadolini

 

facce2

Il Tenente Colonnello Giovanni Cadolini

Lapide con busto di Cadolini, Cremona, Palazzo comunale

Decrato di nomina a Tenente Colonnello del 1866 con elenco delle imprese militari, Archivio di Stato di Torino