Ricciotti Garibaldi

ID 6469

Montevideo (Uruguay),  24 febbraio 1847
Riofreddo (Roma), 17 luglio 1924

Nato in Uruguay, trascorse l'infanzia tra Nizza, Caprera e l'Inghilterra. Quarto figlio di Giuseppe Garibaldi, venne così chiamato in ricordo di Nicola Ricciotti, fucilato dai borbonici nel corso della spedizione dei fratelli Bandiera. Sposò l'inglese Costanza Hopcraft, con la quale tentò sfortunate imprese commerciali in America e in Australia. Fu eletto membro della Camera dei deputati del Regno d'Italia dal 1887 al 1890.

Dopo l'unità d'Italia, Ricciotti andò a vivere assieme al padre sull'isola di Caprera. Qui conobbe Bakunin che fu ospite di Garibaldi per quattro giorni a Caprera nel 1863. Dal 1865 si stabilì a Napoli, iniziando a propagandare idee repubblicane e libertarie. Arruolatosi nelle Guide a cavallo del corpo dei volontari garibaldini, prese parte nel 1866 alla terza guerra d'indipendenza. Ricevette il battesimo del fuoco durante la battaglia di Bezzecca, guidando una carica contro gli austriaci e portando la bandiera del reggimento. Nell'ottobre 1870, seguendo il padre, partecipò alla Guerra franco-prussiana, combattendo nei Vosgi, dove occupò Chatillon comandando la 4ª brigata di volontari garibaldini e conquistò a Pouilly, durante la battaglia di Digione la bandiera del 61º reggimento tedesco Pomerania, l'unica bandiera prussiana persa durante la guerra, terminata con la sconfitta francese. Alla firma dell'armistizio franco prussiano la municipalità di Lione gli offrì il comando della guardia nazionale cittadina, incarico che rifiutò su suggerimento del padre, memore delle incomprensioni avute a Montevideo comandando come straniero truppe patriottiche, portandosi a Parigi per osservare lo svolgersi delle vicende della Comune di Parigi (1871). Il suo impegno rivoluzionario proseguì quando Giuseppe Garibaldi ruppe definitivamente con Mazzini, prendendo posizione favorevole verso la Prima Internazionale dei lavoratori e nel novembre 1871 Ricciotti era a Londra dove visitò Karl Marx e nella sua casa incontrò anche Engels. La sua popolarità fra circoli operai e anarchici aumentava e, dopo la morte di Giuseppe Mazzini, assieme a qualche mazziniano e a qualche garibaldino fondò nell'agosto 1872 l'associazione dei Franchi cafoni o "associazione dei Liberi Cafoni", denominazione con richiami contadini, e probabilmente di ispirazione bakuniana. L'associazione ben presto assunse i caratteri di associazione di ideali socialisti finendo in poco tempo per essere disciolta dalla questura romana. Convinto interventista, non partecipò direttamente alla Prima guerra mondiale, animando tuttavia il fronte interno. Successivamente, nei primi anni del dopoguerra, manifestò il suo appoggio all'impresa dannunziana, offrendosi per supportare con i suoi uomini l'estensione al Montenegro. Aderì al fascismo, ricevendo personalmente Benito Mussolini, conosciuto durante il periodo irredentista, in occasione di una sua visita a Caprera il 2 giugno 1923.

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