Cesare Aroldi

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Viadana (Mantova), 21 giugno 1848 - 9 ottobre 1921 

Garibaldino, giornalista e politico italiano

Biografia messa a disposizione da Daniele Orsatti  

Aroldi nasce a Viadana il 21 giugno 1848. Diciottenne, il 22 maggio 1866 lascia la casa paterna assieme ad alcuni compaesani per arruolarsi nel Corpo Volontari Italiani di Garibaldi. Il 24 raggiunge Varese e si arruola nel 4° reggimento, comandato da Giovanni Cadolini: viene aggregato alla 1a compagnia del 1° battaglione. Lo stesso giorno il reggimento parte alla volta di Bergamo e quindi della Valle Camonica, raggiungendo il 27 Lovere e il giorno successivo Breno. Da qui, il 1° battaglione, comandato da Vincenzo Caldesi, risale la vallata raggiungendo Vezza d’Oglio il 3 luglio. La mattina del quattro diverse compagnie del battaglione partecipano, assieme ai bersaglieri volontari del maggiore Nicostrato Castellini, alla battaglia di Vezza d’Oglio. Aroldi rimane nella retroguardia con la propria compagnia: da qui assiste alla morte del Castellini e alla sconfitta dei volontari, che in ordine devono alla fine ritirarsi. Così egli racconta la battaglia:  

Rombava continuamente il cannone da una parte e dall’altra, ma le nostre erano scariche rare in confronto di quelle del nemico. […] Poco prima delle sei arriva da Vezza il capitano Bisesti che va a conferire con Caldesi ad Incudine. E siccome lo investiamo di domande e gli manifestiamo il desiderio di entrare in azione anche noi, ci risponde: «Presto, ragazzi, avrete modo di dimostrare il vostro valore». Quando ritornò a Vezza, gli gridammo: «Ci raccomandiamo, capitano: non ci lasci qui senza far niente».  

Lo stato d’animo nostro era quel che si può dire eccellente. Spensierati anche di fronte al pericolo, eravamo di una gaiezza e di una voglia matta di scherzare che invano i nostri superiori cercavano di mettere a freno. Sennonché, poco più oltre le sei, avvenne un terribile cambiamento di scena. Raccolto in una delle coperte da campo, i cui quattro lembi estremi erano sostenuti da quattro bersaglieri lombardi, viene trasportato alla nostra volta il cadavere del povero maggiore Castellini. […] Altri feriti sopraggiungevano. La vivissima fucileria rintronava per la valle. A un certo punto il battaglione della Guardia Mobile, che era dietro i nostri cannoni, abbandona fuggendo la posizione niente affatto pericolosa in cui si trovava, lasciando tutto a nostra disposizione: munizioni da bocca e da fuoco. Se ne fece, come è naturale, man bassa. Non si poté mai sapere chi avesse dato l’ordine di quella fuga senza ragione. […] 

Intanto da Vezza giungevano le notizie più tristi: il nemico, malgrado la resistenza dei nostri, guadagnava terreno sempre più. Il Caldesi credette opportuno ordinare a quelli che erano in prima fila di ripiegare verso Incudine. […] 

I bersaglieri lombardi ebbero per comandante, in sostituzione del Castellini, il capitano Oliva della prima compagnia. La loro marcia in ritirata fu fatta con tanto ordine e disciplina che noi, che eravamo in retroguardia, potemmo smontare i cannoni e mandarli direttamente a Edolo. […] Il mio battaglione poté ritirarsi, non molestato, fino a Cedegolo, percorrendo quattrodici o quindici chilometri in meno di tre ore. Noi avevamo lasciato le nostre posizioni alle otto. […] 

La giornata del 4 luglio, con la battaglia di Vezza d’Oglio, fu onorevolissima per i due battaglioni che vi presero parte, il primo del quarto reggimento e il secondo dei bersaglieri lombardi, che hanno saputo resistere per quattro lunghe ore ad un fuoco vivissimo contro forze quattro volte superiori. […] La battaglia cosò tuttavia parecchie e dolorose perdite, oltre quella gravissimo del Castellini. Furono circa una settantina i nostri messi fuori combattimento […]. 

Nei giorni successivi alla battaglia il suo reparto è distanza presso Monno, a qualche chilometro da Vezza d’Oglio, a protezione della strada per il passo del Mortirolo. Il 15 luglio l’intero reggimento passa in Trentino. A fine novembre Cesare si congeda e torna a Parma, dove aveva iniziato gli studi universitari. Nel 1867 è però nuovamente volontario con Garibaldi nella campagna dell’Agro Romano. Nel 1869 si laurea in legge presso l’università di Bologna. L’anno successivo raggiunge ancora una volta Garibaldi in Francia, dove ottiene il grado di capitano. Terminata la guerra franco-prussiana cesare torna a Mantova, dove inizia a lavorare presso il giornale La provincia di Mantova. Nel 1873-74 prende parte all’ultima campagna militare, in Spagna contro i carlisti. Rientrato in Italia fonda La voce di Belfiore e nel 1882 si trasferisce ad Ancona per motivi di insegnamento e per dirigere il Corriere delle Marche. Dal 1890 è consigliere provinciale di Mantova e poi presidente del Consiglio provinciale. Nel 1904 viene eletto alla Camera dei Deputati coi socialisti, e intanto continua a lavorare nel giornalismo, come corrispondente da Roma per Il Secolo di Milano e per La Capitale. Ottiene poi anche la direzione della Scintilla di Viterbo. Nel frattempo, cesare aveva sposato Deira Bini, da cui ebbe sei figli. Dal 1914 si ritira a Viadana, dove la morte lo coglie il 9 ottobre 1921. 

 

C. Aroldi, L’ultimo dei vecchi garibaldini, Viadana, Editrice Castello, 1973.
Viadana ricorda Cesare Aroldi nel centenario della morte su oglioponews.it [https://www.oglioponews.it/2021/10/07/viadana-ricorda-cesare-aroldi-nel-centenario-della-morte/] 

 

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Cesare Aroldi, deputato del Regno d'Italia