Antonio Oliva

ID 45673

L'Avana (Cuba), 19 giugno 1827
Roma, 1886

Politico e patriota italiano

Allo scoppio della Terza Guerra d’Indipendenza, decise di seguire il richiamo dei volontari garibaldini e, raggiunta la Valcamonica, assunse il comando della 1a Compagnia del 2° Battaglione Bersaglieri, guidato da Nicostrato Castellini. Dopo la morte di quest’ultimo, caduto il 4 luglio 1866 a Vezza d’Oglio, toccò proprio a Oliva prendere la guida delle operazioni militari in quel settore e ordinare prima il proseguimento dell’azione e poi la ritirata verso Edolo. Nel combattimento il Battaglione si distinse per impeto e coraggio. Antonio Oliva fu promosso sul campo Maggiore e gli fu concesso il cavalierato dell'Ordine Militare di Savoia. La motivazione della decorazione esplicita chiaramente le capacità di cui Oliva era dotato: “Per avere in combattimento, con molta intelligenza e valore comandato il Battaglione dopo caduto il maggiore Castellini e sostenuta la ritirata con molta energia e persistenza contro forze molto superiori. Vezza d'Oglio, 4 luglio 1866”. Tuttavia, sfogliando l'albo d'oro dei decorati di Ordine Militare di Savoia risulta la seguente motivazione: "Per militari benemerenze quale Capitano del 2º Battaglione Bersaglieri per la campagna di guerra del 1866 - R.D. n.120 bis del 6 dicembre 1866".
La partecipazione alla campagna per la liberazione del Tirolo meridionale rappresentò la sua ultima esperienza militare in senso stretto, sempre divisa, come era accaduto in precedenza sia nel 1848-49 (cadde prigioniero delle truppe di Radetsky durante le CInque giornate di Milano e l'anno successivo si arruolò nei Bersaglieri del generale La Marmora ) sia nel 1859-60 (si arruolò tra i Cacciatori delle Alpi e promosso a capitano), fra esercito regolare e corpo volontari. A Parma fu tra i fondatori, nel marzo 1862, della società di tiro a segno, inaugurata da Garibaldi. A Parma conobbe e si avvicinò profondamente a Francesco Crispi. La fama politica di Oliva era ormai diventata superiore a quella del giurista. Numerosi colleghi emiliani lo proposero come candidato al Parlamento e nel novembre 1865 fu eletto alla Camera. Nel 1867 fu membro del comitato centrale di soccorso, costituitosi il 7 ottobre a Firenze in sostituzione del centro di emigrazione romana al fine di portare denaro e ordini ai volontari nelle campagne laziali e a Roma.

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