Castelfranco Veneto (Tv), ...
Castefranco Veneto (Tv), 1905
Antonio Capuzzo, figlio di Laura Trieste Dolcetta, nasce a Castelfranco nei pressi del Canton di Borgo Allocco. Nel 1866 si arruola nel Corpo Volontari italiani di Garibaldi per combattere contro gli austriaci per la liberazione del Tirolo meridionale. Viene incorporato nel 9° Reggimento, 1° Battaglione, 6^ Compagnia sotto il comando del primogenito di Garibaldi, Domenico Menotti.
Durante la Campagna militare in Tirolo, Antonio scrive alla madre e al fratello. Le sue lettere, recentemente ritrovate e accorpate in un diario di prossima pubblicazione, rappresentano un valore aggiunto nell'ambito della diaristica garibaldina del 1866 e arricchiscono la narrazione storica con particolari intimi e vissuti personali. Dalle lettere si evince un forte attaccamento con la madre Laura, al tempo direttrice amministrativa di un collegio-convitto femminile a Castefranco, e con il fratello Morando, matematico, più giovane di lui.
Antonio si arruola con alcuni amici, tra cui Giulio Trieste, probabilmente suo cugino, e l'amico Morello. Nelle sue lettere descrive la partenza da Castefranco e il tortuoso viaggio in treno che lo porterà a Barletta dove riceverà una sorta di addestramento e l'equipaggiamento necesario per combattere in Tirolo. Il viaggio in treno e l'accoglienza ricevuta al sud sono descritte con dovizia di particolari; durante una sosta a Pescara, Antonio racconta:
«... la sporcizia e il fango regna in quelle contrade. Figurati che verso sera gli abitanti gettano dai balconi di tutto, ma di tutto, sicchè puoi immaginarti il puzzo che regna in quel luogo». E da Barletta racconta: «Quando vengo a casa avrò tante a narrarvene circa il modo nostro di vivere ed ai casotti da ridere che ci toccano con queste macchie di Napolitani. Sono veramente macchie. Appena indossata la divisa mi farò il ritratto, se ci sarà un fotografo e te lo spedirò».
Riguardo alle difficoltà economiche incontrate, racconta: «Qui (Barletta) ci passano 14 soldi al giorno; 8 in denaro ed una pagnocca, che ci viene calcolata 6 soldi; ma che noi vendiamo ogni giorno per 4 , finchè abbiamo 12 soldi ital. Qui si spende 15 soldi al giorno in una stanza […] tutti e quattro in una sola stanza ed in un solo letto grande e buonissimo, e in tutti spendiamo 3 fr. (60 soldi). Non vogliamo dormire in quartiere finchè non è costituito il nostro corpo, perchè adesso vi è del gran disordine, e dorme in quartiere la sola feccia».
Dal Tirolo, dove fervono i combattimenti, scrive: «Gli austriaci resistono al fuoco e favoriti dalle loro armi che sono di gran lunga migliori delle nostre , potrebero benissimo contrastare; ma è inutile; quando veggono le nostre bajonette, quando scorgono l'italiano con tanto animo e vigore avventurarsi contro le loro palle col ferro freddo, se la danno talmente a gambe che sarebbe impossibile il poterli fermare».
E' commovente l'attenzione che Antonio usa nei confronti della madre, cui non accennerà mai delle sue ansie per gli scontri ma coinvolgerà il fratello Morando, pregandolo di non destare preoccupazioni nella madre, già provata per la sua lontananza.
Antonio Dolcetta si sposerà con la nobildonna Italia Colonna, da cui avrà due figli: Giulio e Bruno. I discendenti manterranno solo il cognome materno, Dolcetta, e andranno a ricoprire ruoli dirigenziali in Confindustria e nell'imprenditoria del nord Italia.
Antonio Capuzzo Dolcetta con il figlio Bruno in occasione della sua laurea in giurisprudenza, Vicenza 1882
Registro di arruolamento, Archivio storico di Torino