Il progetto “STORIA LEGGENDA”
Giudicarie Esteriori e dintorni – Trentino
Era la metà degli anni ’80 e chi si occupava di cultura navigava a vista non avendo grossi punti di riferimento. Il decennio precedente, accanto ad una grande creatività, aveva lasciato molte macerie nelle speranze di cambiamento e molti erano tornati a casa.
Il Gruppo Culturale Fiavè-Lomaso-Bleggio, che allora si chiamava anche Giovanile si occupava oramai da qualche anno (è stato fondato nel 1974) di promuovere svariate iniziative nel campo cinematografico, culturale, sociale, ambientale, ma mancava una cornice, una visione complessiva della valle, una chiave di lettura d’insieme. Insomma un progetto ad ampio respiro che non rincorresse le emergenze del momento.
La fantasia corse subito alla notevole presenza di castelli e l’intuizione si concretizzò nel 1986 sotto il nome evocativo “Storia leggenda”, che sta anche per storia da leggere. Bisognava far rivivere dei luoghi per una notte ribaltando l’approccio: prima si sceglie il posto e poi si studia il modo migliore per valorizzarlo con uno spettacolo, dove l’emozione è fondamentale.
E non è stato un caso la scelta della data di ferragosto delle prime edizioni, quasi a voler significare che la nostra valle nella data principale del turismo estivo non è solo festa campestre e tutti i luoghi comuni che ne conseguono. Poteva essere anche qualcos’altro. Volevamo dimostrarlo con grandi ambizioni, pochi mezzi economici e grandi difficoltà organizzative, perché un conto è organizzare un concerto in una sala al coperto, un altro è tenerlo all’aperto in strutture spesso prive di elettricità, di posti a sedere e di qualsiasi struttura e/o elemento ricettivo.
Le prime quattro edizioni, che hanno avuto un vero e proprio bagno di folla, hanno riguardato i castelli delle Giudicarie Esteriori, anche se nel 1987 l’APT provinciale varando la sua manifestazione “Se in Trentino d’estate un castello”, ha fatto un po’ tabula rasa di quel poco che avevamo fatto, avendo grandi budget a disposizione e una possente macchina pubblicitaria.
Ma la necessità aguzza l’ingegno, e di edizione in edizione abbiamo migliorato l’aspetto grafico grazie all’apporto geniale di idee di Giuliano Lunelli e al filo rosso costituito dalla presenza assidua dell’intellettuale, commediografo e latinista Franco Farina. Il tutto avvalendosi spesso delle ricerche storiche di Graziano Riccadonna, concretizzatesi anche nella pubblicazione di articoli e studi. Far rivivere Nicolò d’Arco nel suo castel Spine è stata una grande emozione; ma anche i provenzali a castel Restor o il mistero dei villaggi scomparsi vicino a castel Campo e la magia della prima volta a castel Mani.
E poi i Baschenis che aleggiavano sulla piazza di Dorsino con la loro Danza macabra o a Bono, dove il confronto della musica popolare medievale e quella ufficiale gregoriana è stato reso magnificamente dal disegno di Lunelli. Il popolo si divertiva ma sullo sfondo incombeva il potere.
Difficili da dimenticare il concerto di musica preistorica nel 1991 presso le palafitte di Fiavè o il pezzo teatrale di G. B. Sicheri che per la prima volta è tornato a Stenico dopo un secolo di oblio, messo in scena in una bella piazzetta dove incombeva come monito la mole del castello.
E poi nel 1994 a Lundo l’edizione forse più sperimentale per ricordare il recinto di San Martino con un incredibile concerto con strumenti costruiti da eventuali sopravvissuti ad un’esplosione atomica…una specie di preistoria post atomica.
Nel 1995 è toccato a Rango nella cui piazza per la prima volta si teneva una manifestazione: la penna di Lunelli ancora una volta ha colto nel segno, quando la fontana si specchiava nella propria acqua (storia) e si sorprendeva.
E cosa dire della “leggerezza” con cui abbiamo ricordato la presenza di Andreas Hofer a Ballino, a differenza di quanto è successo in anni recenti? In un momento non sospetto abbiamo messo assieme studi ed un concerto rock con uno dei migliori gruppi alto atesini, perché questa musica è una lingua universale e vedere Hofer con la chitarra elettrica è stato un vero e proprio sballo.
La prima serie si concluse alla prima edizione di un progetto che voleva essere biennale per ricordare la presenza forse più leggendaria della nostra valle, l’orso bruno. Anche qui anticipando i tempi. Nel 1998 si voleva fare una specie di gemellaggio in val d’Algone con la cultura indiana dei Lakota Sioux, ma le incomprensioni con le amministrazioni comunali della valle, che hanno “declassato” la nostra manifestazione ad iniziativa comunale e non di valle, ci ha messo in crisi. E dopo il giro di tutta la valle con 12 edizioni ci siamo presi una pausa di riflessione. Ma non è stata inutile, anzi!
Infatti nel 1999 è nata l’associazione Pro Ecomuseo Dalle Dolomiti al Garda ed è stato redatto il Progetto di fattibilità dell’Ecomuseo, che ha attinto a piene mani all’esperienza di Storia leggenda.
Nel 2007 l’associazione Pro Ecomuseo è entrata direttamente nell’organizzazione della manifestazione, affiancando il Gruppo Culturale, ed abbinandola fino al 2012 alle Giornate nazionali del paesaggio con un percorso guidato.
E così nel 2008 si è coronato un vecchio sogno, quello di proporre uno spettacolo alla caverna Camerona di Ballino dove, con l’aiuto di figuranti del Museo delle palafitte di Ledro, si è rivissuta una giornata preistorica dal titolo “Musica da Camerona”. In questa edizione si è coinvolto per la prima volta anche il comune di Tenno, completando così il territorio ecomuseale.
E poi il 2009 riservato alla riflessione delle 6 del mattino con “La scampagnata filosofica”, valorizzando la parola “campagna” e mettendola in relazione con filosofia e le antiche tradizioni degli ambarvali e delle rogazioni: una mattinata indimenticabile suggellata da un “quasi” testamento morale lasciatoci da padre Adriano Maronese e conclusa nella splendida cornice di Castel Campo.
L’edizione “rumoristica” del 2010 “Limaroar” si è tenuta nello splendido scenario della vecchia statale del Limarò abbandonata, tra musica da viaggio, vecchie motociclette, rievocazioni della figura del Castrin, riflessioni filosofiche sullo Scetticismo e citazioni futuristiche, coronate da un’ottima collaborazione “fuori zona” con Calavino.
Nel 2011 “Fiat lux” un viaggio onirico a tratti quasi lisergico e surreale alle radici della luce dalla preistoria alla centrale idroelettrica, con una video installazione che ripercorreva l’avventura del fuoco e della luce a partire dal mito di Prometeo fino all’invenzione della lampadina con il filamento di tungsteno e all’utilizzo della luce come forma d’arte. In mezzo la riflessione di Giuliano Beltrami cieco dalla nascita e che ha affrontato la luce con ironia e con profondità.
Nel 2012 siamo andati in malga, scelta come luogo simbolico e “altro” da dove osservare il mondo. “Il mondo in una malga” si è tenuto a Malga Nambi in Val D’Algone nel cuore del Parco naturale Adamello Brenta ed è stata l’occasione per ascoltare il racconto del mondo di uno dei chitarristi che hanno scritto alcune delle pagine migliori della musica italiana sotterranea, Massimo Zamboni.
Il 2013 è stato dedicato alla fragilità: fragilità delle antiche strutture delle case giudicariesi; fragilità della Groenlandia e dell’Emilia; la fragilità e la precarietà come concetto filosofico del presente. Il filo de “L’era delle ere” lo hanno teso le fotografie di 50 anni fa di Bruno Bronzini, le riflessioni filosofiche di Aldo Riccadonna, il documentario “Spleen Artico-Emiliano” di Piergiorgio Casotti musicato da Massimo Zamboni, la felice penna di Giuliano Lunelli dove una mano contadina cerca di tener fermo il castello di carte che rappresenta la vecchia casa e la splendida cornice di Maso Pacomio.
L’edizione 2014 ha messo al centro la frugalità e il suo profondo significato per un mondo migliore. Il titolo è “frugalMENTE” ed è stata dedicata al cibo e alla sua intelligenza in un luogo d’eccezione: il chiostro e la chiesa dell’ex convento francescano di Campo Lomaso, dove la compagnia teatrale Koinè ha messo in scena “Il tuo canederlo”, in cui gli attori hanno guidato alla preparazione del proprio canederlo, e “L’ultima cena. Sacra rappresentazione”, dove una donna che ha preparato e servito i cibi dell’ultima cena di Cristo con gli apostoli racconta ciò che ha visto e sentito.
Il concetto affrontato nel 2015 è stato il ponte come metafora della vita, e per calarlo nella geografia delle nostre zone è stata promossa una lunga e approfondita ricerca, confluita in un documentario, sui ponti che attraversano la Sarca, trovandone ben 110 ma soprattutto riscontrando vari significati di ponte e vari articoli che accompagnano il fiume: il Sarca, le Sarche, la Sarca. Su tutto aleggia un gran mistero: ma dove nasce la Sarca?
Tra il 2016 e il 2018 ci siamo occupati del lago di Fiavè, e in particolare dell’enorme scavo della torba che ha subito in un centinaio d’anni tra la metà dell’800 e la metà del ‘900 potando alla luce un villaggio palafitticolo dell’Età del bronzo. Quello che si vuole sottolineare è il concetto di involontarietà, nel senso che molte scoperte vengono fatte cercando dell’altro ma spesso si parla solo delle scoperte. Qui invece si è cercato di fare il contrario.
Con questa 21ª edizione, che ha visto il giardino di Guido Berti al Doss il 27 luglio 2018 pieno di persone e dove risuonava la sua voce, il progetto va in archivio.
Dal 2008 il percorso di Storia leggenda è diventato più introspettivo e voleva dialogare maggiormente con i “paesaggi interiori” sfruttando la forza dei paesaggi visivi così intensi che la nostra valle regala a chi la guarda con occhi curiosi. O forse è solo il tempo che passa e che fa cambiare visuale. Ma la forza dell’intuizione del 1986 è rimasta tutta.