Lavoro sommerso
Le memorie dei lavoratori della galleria Adige-Garda
1939-1959
in collaborazione con Arci di Mori
ha collaborato anche il Gruppo Culturale Nago -Torbole
Il presente progetto si era proposto di focalizzare l’attenzione sul lavoro della galleria e soprattutto sulle esperienze vissute da chi vi ha lavorato: quanti erano gli operai? Come si svolgeva il lavoro? Quali erano le condizioni di lavoro e come morirono i 15 operai?
Scheda della galleria Adige-Garda
Durante il 1800 l’Impero austroungarico interviene sul corso del fiume Adige e sui suoi affluenti, in particolare togliendo sei grosse anse nella Vallagarina, facendo così in modo di far smaltire più velocemente le eventuali piene ed evitando di costruire ponti. E’ attorno agli anni ’20 del 900 che ci si rese conto che questa aumentata velocità poteva creare grossi problemi a Verona ed alle località della provincia di Rovigo toccate dall’Adige. Si comincia quindi a pensare di realizzare un’idea che aveva cominciato a circolare ancora all’inizio del 1700, e cioè alleggerire la portata del fiume deviandone una parte nel lago di Garda. Le località prescelte furono due e cioè la stretta di Ceraino, che dista dal Garda solo 8 chilometri con un dislivello di appena 30 metri e Ravazzone di Mori, che dista quasi 10 chilometri con un dislivello di 100 metri. Proprio questo dato del dislivello fece pendere la scelta su Mori e finalmente nel 1939 iniziarono i lavori, che però furono sospesi nel 1943 durante la seconda guerra mondiale. I cantieri di avanzamento, che avevano realizzato un tratto di 3,5 chilometri, erano due, uno a Mori ed uno a Torbole: il tratto di galleria di questo secondo cantiere ospitò durante la guerra la Caproni che produceva per la fabbrica tedesca aerospaziale Messerschmitt alcuni pezzi che dovevano servire –sembra- per i razzi V2.
I lavori ripresero nel 1954 e si conclusero nel 1959. Gli operai morti furono 15. Il rivestimento delle pareti è in calcestruzzo calcareo sulla calotta, mentre la base ed i lati sono in calcestruzzo basaltico, che resiste maggiormente alle abrasioni: comunque sia, il rivestimento non è isolato e questo ha comportato l’intercettazione di numerose falde acquifere con il risultato di svuotare il lago di Loppio e di creare grossi problemi all’acquedotto di Nago. Sotto la galleria c’è un ulteriore grossa tubazione nella quale passano circa 600 litri di acqua al secondo che raggiungono il lago di Garda e comunque dalle pareti sgorgano qua e là moltissime infiltrazioni di acqua che alimentano un torrentello continuo nella galleria principale.
La galleria fu utilizzata 11 volte, di cui ben 9 fra il 1960 ed il 1983: la portata massima è di 500 metri cubi al secondo e fu raggiunta nel 1966 quando vennero scaricati ben 64 milioni di metri cubi nel Garda con un innalzamento del livello del lago di 17 centimetri. Nel 2000 le competenze passarono dallo Stato alla Provincia e la galleria fu utilizzata nel 2000 e l’ultima volta nel 2002.
La ricerca è stata finanziata dalla