Camillo Zancani

ID 50017

Egna (Bolzano), 23 agosto 1820
Venezia, 26 dicembre 1880

 

Kamillus Joseph Thomas Zancan (secondo i registri parrocchiali), figlio di Joseph Zancan e di Lucia Pellegrini nacque in una famiglia di modeste condizioni economiche. Dopo aver aiutato il padre nella gestione dell’osteria di famiglia, si trasferì a Trento dove cominciò a lavorare come commesso nel negozio di stoffe Cloch assieme a Fontana e a Bezzi (tutti e due dei Mille di Marsala). Nel 1848 partecipò alle manifestazioni anti-austriache a Trento: davanti al municipio Camillo tenne un discorso al quale seguirono disordini e la guarnigione austriaca sparò facendo quattro morti. Zancan fuggì a Vicenza partecipando a degli scontri e poi a Brescia per arruolarsi nella Legione Tridentina. Alla fine della prima guerra d’Indipendenza, grazie all’amnistia ritornò a Trento ma nel 1854 si stabilì a Milano, continuando a fare il commesso. Cambiò il proprio cognome Zancan italianizzandolo in Zancani. Nel 1859, espatriò clandestinamente e partecipò alla seconda guerra d’Indipendenza aggregato ai Cacciatori delle Alpi. Nel 1860 partecipò alla Spedizione dei Mille, assegnato alla V compagnia Si distinse nella battaglia di Calatafimi e fu ferito leggermente al braccio destro da una palla di rimbalzo. Il 16 maggio fu promosso sergente poi sottotenente dello Stato maggiore Al ponte dell’Ammiraglio a Palermo fu ferito al ginocchio ma rapidamente riprese e concluse la campagna. Anche al Volturno ebbe un’altra ferita. Alla fine dell’impresa ritornò al suo lavoro a Milano, ma senza trovare la tranquillità come invece riuscì ad altri. Il 5 maggio 1861, esattamente un anno dopo la Spedizione dei Mille, si presentò alla gendarmeria di Trento chiedendo di venire arrestato per i propri trascorsi. Viene accontentato e portato ad Innsbruck ma fu rilasciato alla fine di novembre: tutto era stato in gran parte amnistiato e comunque Zancani era orami cittadino italiano. Nel 1862 fu tra coloro che preparano l’impresa di Aspromonte ma non vi partecipò direttamente. Nel 1863-64 partecipò alla fallita cospirazione mazziniana per la liberazione del Trentino. Nel 1866 partecipò alla terza guerra d’Indipendenza. Con il grado di tenente fu aggregato al 6° Reggimento Volontari. A Cimego, opponendosi a un piccolo distaccamento di cavalleria austriaca, fu travolto dalla furia dei cavalli e ferito da colpi di lancia al petto e al braccio. Portato in gravi condizioni a Condino, rimase sospeso tra la vita e la morte per diversi giorni ma poi andò sempre migliorando. Ricevette la croce di cavaliere dell’ordine militare di Savoia. La modista Rachela Zeni, sua amica, lo ricondusse a Milano dove riprese il suo lavoro quotidiano presso la ditta Novi. Ma la sua mente non era più quella di prima e aveva perso lucidità. Negli ultimi anni della sua vita si ritirò quindi a Venezia con le due sorelle, vivendo con la sua pensione. Morì a Venezia il 26 dicembre 1888, amareggiato, ammalato, dimenticato e in miseria, al punto che i soldi per la sepoltura vennero inviati dal primo ministro Francesco Crispi.

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Camillo Zancani

Gruppo di ufficiali garibaldini ritratti dopo la Battaglia del Volturno sulla terrazza della Villa reale di Napoli il 3 ottobre 1860. Da sinistra in piedi il luogotenente Adolfo Faconti, i capitani Camillo Zancani e Oreste Baratieri, il luogotenente Enoch Bezzi (fratello di Ergisto). Seduti da sinistra il sottotenente Francesco Martini, il capitano Ergisto Bezzi, il luogotenente Filippo Tranquillini e il luogotenente Giuseppe Fontana