Giusto Muratti

ID 45882

Trieste, 3 febbraio 1846
Udine, 8 marzo 1916

Figlio di Giuseppe Muratti, avvocato di origini lombarde e di Giuseppina Peroch, friulana di Romans. Ultimo di quattro figli, frequentò le prime quattro classi di lingua tedesca al ginnasio di Trieste. Venne poi iscritto in un collegio viennese, da dove tentò la fuga per partecipare alla campagna franco-piemontese del 1859 contro l’Austria. Ritornato a Trieste, condivise gli ideali dei precursori dell’irredentismo, divisi tra l’ala moderata degli eletti in Comune e quella estrema, detta dei ‘rossi’, nella quale Muratti fu attivo. Nel 1866 si recò a Milano, dove si iscrisse alla Società dei tiratori che allo scoppio della III Guerra D’Indipendenza confluì nel II battaglione bersaglieri di Garibaldi, al comando del maggiore Nicostrato Castellini. Muratti venne inquadrato nella III Compagnia del capitano Antonio Frigerio e prese parte alla battaglia di Ponte del Caffaro. Ferito nel combattimento di Vezza d’Oglio, fu promosso sergente, ma coerente con le proprie idee repubblicane, respinse l’offerta di entrare all’Accademia militare.
Terminato il conflitto, riprese a Trieste il suo impegno per la causa italiana. Il 3 novembre 1867, raggiunte le truppe garibaldine, Muratti si distinse sul campo di Mentana. Negli anni successivi alternò i suoi soggiorni tra Udine e Trieste.  Si fece animatore di circoli di ispirazione repubblicana e anticlericale ed entrò nel Comitato d’azione triestino. Nel 1872 sposò Emilia Girardelli, dalla loro unione nacquero Beatrice, Giuseppina, Lucilla e i futuri scrittori Spartaco e Gracco. Il suocero gli affidò poi la direzione della fabbrica alimentare di cui era proprietario. La stabilità economica e famigliare non indusse Muratti a interrompere la pratica cospirativa. Fu tra i fondatori del giornale L’Indipendente, oggetto negli anni di innumerevoli sequestri e censure per la conclamata adesione all’ideale patriottico italiano. Nel 1882 si trovò immischiato, suo malgrado, nell’affaire Oberdan. Guglielmo Oberdan, durante il processo per il progettato assassinio dell’imperatore Francesco Giuseppe, di cui pure si addossò ogni responsabilità, negò recisamente la propria compromissione nell’attentato del 2 agosto, e non riconobbe Muratti come persona conosciuta. In realtà egli fu probabilmente implicato in entrambe le vicende, se è vero che Muratti il 3 agosto, ricevuta la sua visita, gli procurò i mezzi per passare il confine. Dopo l’impiccagione di Oberdan, per evitare inconvenienti con la polizia austriaca, Muratti chiese e ottenne la cittadinanza italiana, prendendo residenza a Udine. Qui divenne il maggior esponente della sezione locale del Circolo Garibaldi. Fu amico e corrispondente dei più eminenti fautori dell’irredentismo: Giovanni Bovio, Matteo Renato Imbriani, Eugenio Popovich, Aurelio Saffi. Nel 1889 ebbe un incontro con il presidente del Consiglio Crispi per convincerlo, inutilmente, ad abbandonare la Triplice alleanza. A Udine divenne membro della Congregazione di carità, della Croce rossa, della Società Dante Alighieri e presidente dell’Associazione dei reduci delle patrie battaglie e della Società di ginnastica e scherma, ed ebbe una fugace esperienza nel Consiglio del Comune. La stessa ritrosia alla politica si manifestò nel rifiuto ad accettare la candidatura di deputato nella circoscrizione di Roma, favorendo così la designazione di Salvatore Barzilai. Affiliato alla loggia massonica udinese ‘Nicolò Lionello’, che in quel periodo svolgeva opera di spionaggio contro l’Austria, in una seduta del 26 giugno 1905 relazionò sul ritrovamento a seguito di una delazione, il 14 luglio 1904, di alcune bombe nella sede della Società ginnastica triestina. Il materiale, proveniente da Milano su commissione dei Comitati d’agitazione triestino e udinese, avrebbe dovuto costituire una sorta di arsenale terroristico a loro disposizione. Il 30 maggio 1905 la Corte d’assise viennese aveva comminato pene straordinariamente leggere per gli imputati irredentisti coinvolti nell’inchiesta, fatto che nel verbale della tornata di loggia Muratti attribuì alle pressioni operate dalla massoneria sui giurati. Sebbene per spiegare la sentenza vada soprattutto considerata la preoccupazione austriaca di non fomentare le rivalse dei separatisti, l’episodio testimonia comunque quali fossero allora gli appoggi forniti dalla massoneria all’irredentismo. Nel 1912 Muratti venne bandito dall’Impero austro-ungarico. L’ordinanza lo colpì negli interessi economici, per i commerci che conduceva tra Udine e Trieste, e famigliari, in quanto spesso si recava in villeggiatura a Sagrado dal figlio Spartaco. Esplosa la guerra, nonostante l’età e le precarie condizioni di salute, prestò servizio negli ospedali militari. Morì a Udine l’8 marzo 1916.

 

http://www.atlantegrandeguerra.it/portfolio/muratti-giusto/
https://www.treccani.it/enciclopedia/giusto-muratti_%28Dizionario-Biografico%29/
L.G. Manenti, Massoneria e irredentismo. Geografia dell'associazionismo patriottico in Italia tra Otto e Novecento, Trieste, Irsml FVG, Trieste 2015.

Registro di arruolamento, Archivio di Stato di Torino

Targa commemorativa Giusto Muratti, via Zanon 2, Udine