Giulio Grossi

ID 10779

Venezia, ... 
Pieve di Ledro, 18 luglio 1866                                                                                                                               

Patriota italiano, volontario decorato della campagna garibaldina del 1866 in Trentino, proprietario del celebre cane Caffaro

Secondo lo scrittore garibaldino Giuseppe Cesare Abba, Giulio Grossi nacque a Venezia in un anno imprecisato dei primi decenni del 1800, figlio di un gondoliere. Nel 1860 si arruolò nell'esercito meridionale di Giuseppe Garibaldi e, inquadrato con il grado di sergente nella 15ª Divisione "Türr", Brigata "Corrao", Reggimento "Luigi La Porta", 1º Battaglione "Mistretta", partecipò con valore alla campagna militare contro i Borboni. Allo scoppio della terza guerra di indipendenza tra il regno d'Italia e l'impero d'Austria, Giulio Grossi seguì nuovamente il richiamo di Garibaldi e si arruolò, con il fratello Antonio, nel Corpo Volontari Italiani e fu incorporato con il grado di sottotenente nella 2ª Compagnia del 2º Reggimento Volontari Italiani comandata dal capitano Tommaso Marani. Il fratello Antonio fu arruolato con il grado di sergente. Combatté valorosamente nella battaglia di Ponte Caffaro, ove fu tra i primi a conquistare il ponte, che segnava il confine di Stato tra Italia e Austria; nell'azione si distinse il suo cane Caffaro, che addentò nel combattimento il capitano boemo Rudolf Ruzicka della 12ª Compagnia del Reggimento "Principe di Sassonia", passando così alla notorietà per merito degli scritti di Giuseppe Cesare Abba. Trasferito momentaneamente al 4º Battaglione del 1º Reggimento Volontari, prese parte con esso alla battaglia di Monte Suello del 3 luglio, distinguendosi per aver messo in fuga un plotone austriaco nei pressi della chiesa di Sant'Antonio. Partecipò alle operazioni in Val Vestino e alla battaglia di Pieve di Ledro del 18 luglio, ove cadde in combattimento, colpito da una palla in fronte, nei pressi dell'albergo "Alpino", mentre tentava di conquistare un cannone nemico. Per tale azione fu decorato della medaglia d'argento al Valor Militare. Anche il fratello Antonio, sergente, cadde nel combattimento di ponte Cimego del 16 luglio. La città di Venezia ricordò i due fratelli con la posa di una lapide marmorea nel primo anno dell'anniversario della loro morte, il 18 luglio 1867, mentre il comune di Pieve di Ledro intitolò alla memoria di Giulio una piazza.

Degna di nota è la storia del cane Caffaro. Il cane del sottotenente Grossi seguiva ovunque il suo padrone, anche in battaglia. Il cane, di razza bulldog, di pelo bianco a chiazze nere, il 25 giugno 1866 prese parte alla nota battaglia di Ponte Caffaro tra garibaldini e austriaci; in tale occasione fu ribattezzato "Caffaro" dal nome del piccolo centro bresciano dove si svolse lo scontro. Caffaro s'intromise nel duello fra il tenente Giovanni Battista Cella dei bersaglieri volontari e il capitano boemo Rudolf Ruzicka della 12ª Compagnia del Reggimento "Principe di Sassonia". I due si affrontarono sul ponte in un vigoroso corpo a corpo, alternato da colpi di sciabola, magistralmente descritto nei racconti dello scrittore garibaldino Giuseppe Cesare Abba. Caffaro, mentre entrambi i militari giacevano a terra feriti, andò in soccorso dell’italiano assalendo l’austriaco e mordendolo finché non decise di arrendersi come prigioniero. Non contento, Caffaro, così come descritto nei racconti dello scrittore garibaldino Giuseppe Cesare Abba, addentò i polpacci del tenente Suchonel, che per difendersi lo ferì a sciabolate. Dopo la vittoria garibaldina fu simbolicamente decorato e seguì fedele il suo padrone per tutta la campagna fino a Magasa e in seguito nella battaglia di Pieve di Ledro del 18 luglio, ove Grossi fu ucciso in un intrepido assalto contro le linee austriache. Caffaro, affranto dal dolore, sostò pietosamente per due giorni sulla sua tomba, guaendo in continuazione. Lo prese con sé il capitano Marani e si fece ritrarre in una posa fotografica. Secondo lo storico trentino Ottone Brentari, a guerra finita Marani lo affidò al padre dell'eroico ufficiale, gondoliere dell'albergo Danieli, ma ben presto Caffaro morì di crepacuore.

Garibaldi, grazie all’appoggio della nobildonna inglese lady Anna Winter, costituì nel 1871 a Torino la prima Società per la Protezione degli Animali, annoverando la signora Winter e Garibaldi come soci fondatori e presidenti onorari.

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Registro di arruolamento, Archivio di Stato di Torino