Giovanni Tabacchi

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Mirandola (Modena) 26 settembre 1838 - 5 marzo 1918

Ingegnere, militare, politico, patriota

Giovanni Maria Francesco Tabacchi nacque in una famiglia benestante. Nel 1859 fuggi in Piemonte per arruolarsi nell'esercito sardo come ufficiale dei bersaglieri durante la II Guerra d'Indipendenza. Lasciò la carriera militare dopo l'Armistizio di Villafranca. Nel 1860 si imbarcò con i Mille, assegnato alla VII Compagnia con cui si batté egregiamente a Calatafimi, dove fu ferito alla coscia. Riprese dopo poco la campagna, promosso capitano. Al comando della III Compagnia partecipò alla presa di Reggio. Finita la campagna, rassegnò le dimissioni, e tornò agli studi d’ingegneria presso la scuola militare di Torino conseguendo dopo poco la laurea (1861). Seguì Garibaldi anche nel 1862 sull’Aspromonte. In occasione della fuga sui monti calabri, Tabacchi fu tra i quelli che riuscirono a procurarsi una patata nel celebre campo di Gambarie, invitando il commilitone Giulio Adamoli a spartire il magro bottino. Anni dopo, entrambi deputati, Tabacchi rimproverò scherzosamente in Parlamento Adamoli per avergli divorato mezza patata senza neppure ringraziarlo. Nel 1866 prese parte alla III Guerra d'Indipendenza e l'anno successivo, durante l'invasione garibaldina della campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma, partecipò al tentativo insurrezionale del 23 ottobre 1867 nel drappello agli ordini di Enrico Cairoli. Dopo la morte di Cairoli, Tabacchi assunse il comando dei superstiti, riuscendo a condurne molti in salvo, dopo aver resistito fino all'arrivo delle tenebre. Sposò Clementina Montanari, ebbe due figli, un maschio e una femmina. Esercitò la professione d’ingegnere e coprì nel modenese importanti cariche pubbliche. Fu consigliere comunale di Mirandola dal 1881 al 1892 e poi consigliere provinciale. Fu deputato della sinistra per tre legislature (nel 1886 e 1890 nel collegio elettorale di Modena e nel 1892 nel collegio di Mirandola), fu automaticamente nominato senatore del Regno il 3 giugno 1908. Rimase in carica fino alla morte, avvenuta nella sua città natale il 5 marzo 1918. In sua memoria è intitolata una strada di Mirandola, vicina al Teatro Nuovo.

 

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