Giovanni Battista Sicheri

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Stenico (Trento), 27 marzo 1825
La Maddalena (Sassari), 23 novembre 1879

Poeta, letterato, drammaturgo, filologo, patriota

Giovanni Battista Sicheri, detto il “poeta Cangio” dal soprannome della famiglia, dopo il ginnasio entrò come novizio nell’Ordine dei Francescani al Convento delle Grazie ad Arco. Il periodo in convento non durò molto e l'anno successivo, nel 1851, dismise l'abito motivando mancanza di salute. Il giovane Sicheri, conquistato dagli ideali patriottici risorgimentali , grazie anche all’esempio del fratello più grande Francesco, si attivò nei circoli mazziniani. Seguì idealmente il passaggio dei Corpi Franchi del Quarantotto e fu più direttamente coinvolto nei moti insurrezionali di Milano del 1853; qui conobbe l’insegnante e futura moglie Giuseppina Maria Stanovich, con cui ebbe sette figli. Come molti patrioti italiani, fu costretto a rifugiarsi in Svizzera sotto falso nome (Eugenio Sicheri); qui, presso l'Istituto Cantonale di educazione femminile superiore di Ascona, gestito dalla cognata Angela Stanovich, si dedicò all'insegnamento come professore di latino e greco e pubblicò molte delle sue opere, due poemi e tre commedie:  Igiene, poemetto scherzevole, La Caccia sull’Alpe, Tribunali Giudicariesi, L’Usurajo e La Garibaldina.
Ricordiamo anche il poemetto Trasformazioni e Lorenziade (prima opera, di carattere ironico, scritta in convento sulle imprese del confratello Lorenzo Bailoni durante i lavori di miglioria del convento); perduta El filò de Barba Tito. Ultimi momenti di Francesco Degiorgi è invece un carme elegiaco del 1855 dedicato all’assassinio del radicale Degiorgi, opera pubblicata senza nome e ritrovata recentemente in una biblioteca di Lugano dal filologo svizzero Claudio Giambonini. In Svizzera fece inoltre pubblicare sul periodico La Democrazia del 4 Ottobre 1859, un articolo di forte critica nei confronti degli Istituti privati ticinesi. Per questo articolo Sicheri venne denunciato dal Tribunale correzionale di Locarno. Dopo la chiusura dell'Istituto privato in cui lavorava, Giovanni Battista e la sua famiglia tornarono nell'austriaco Trentino rifugiandosi ad Andogno, dove il fratello Francesco si era trasferito in seguito allo sfratto subìto a Stenico. Sicheri narra la vicenda nella commedia “Tribunali Giudicariesi” e per questo viene accusato di diffamazione. Dopo aver scontato qualche mese di carcere, decise di tornare a Milano con la famiglia. Nel capoluogo lombardo, Sicheri, esercitando la professione di insegnante, riuscì a mantenere i suoi cari e a pubblicare almeno altre due opere: il poemetto Trasformazioni (Milano, 1864) e la terza e definitiva edizione della Caccia sull'Alpe, ribattezzata  Il Cacciatore dell'Alpi (Milano, 1864), arricchita da bellissime stampe dell'architetto milanese Tito Vespasiano Paravicini. In questi anni Giovanni Battista fu coinvolto nella cospirazione mazziniana del 1863-64 e accusato di alto tradimento per "illecito arruolamento" insieme al fratello e a molti altri patrioti trentini fra cui Ergisto Bezzi, Filippo Manci e il conte Francesco Martini. Fortunatamente Sicheri e il fratello riuscirono a cavarsela per insufficienza di prove. Scampato il pericolo, i Sicheri tornarono in Trentino, ad Andogno. Siamo nel 1866, nel quadro della Terza Guerra d’Indipendenza con Garibaldi sul territorio trentino. Il ruolo dei fratelli Sicheri è fondamentale: come testimoniato dalle carte segrete dell'intelligence italiana conservate nell'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito di Roma, già dal periodo milanese, i Sicheri, agivano come informatori per il Regno d'Italia, raccogliendo e trasmettendo messaggi in codice che andavano distribuiti agli italiani che combattevano contro gli austriaci. Dopo “l'obbedisco”, lo Stato Generale di Garibaldi lanciò l'idea di inscenare un tentativo di sommossa per dimostrare il malcontento del popolo trentino vittima del dominio austriaco. I Sicheri ebbero il compito di scortare nel Bleggio alcune compagnie di garibaldini travestiti da contadini e, giunti sul posto, attaccare la postazione austriaca.  Giunti in località Clena, i garibaldini, valutata la situazione e l'inferiorità numerica, decisero di lasciar perdere l'impresa nonostante l'insistenza dei due fratelli. Il racconto della vicenda descritto dal Todeschini nella lettera al Marchetti, lascia trasparire lo sconforto dei fratelli e l'amara consapevolezza di aver perso una delle ultime possibili occasioni. Proprio questa delusione spinse Giovanni Battista e Francesco a reagire e a escogitare un nuovo piano. Nel  1868 il fratello Francesco si recò a Caprera da Garibaldi,  nella speranza di poter ricreare le condizioni per un nuovo tentativo di annessione del Trentino al Regno d'Italia. Contestualmente , Giovanni Battista decise di trasferirsi in località Credata, un luogo isolato in alta quota in posizione strategica sullo stretto che collega le Giudicarie Interiori e la Val Rendena con Trento. Qui, in un prato di sua proprietà già edificato con un fienile, Giovanni Battista realizzò l’ultimo tentativo irredentista: la creazione di un forte, costruito di nascosto tra il 1868 e il 1870 con l’aiuto di amici fidati, con l’intento di costruire un avamposto garibaldino per la liberazione del Trentino. Qui visse con la famiglia per sei anni. L'immenso sforzo del Sicheri e degli amici che lo aiutarono nell'impresa fu purtroppo vano, poiché il Generale e i suoi seguaci non tornarono più sul territorio trentino. Il “forte Credata” per la sua forma, le sue caratteristiche e la sua posizione strategica, come confermano anche i racconti degli anziani di Stenico e le numerose testimonianze orali raccolte e pazientemente trascritte da Graziano Riccadonna. Svanite le ultime speranze e indebitato fino al collo, Sicheri fu costretto a lasciare la Credata e a cederla al creditore; alla fine del 1873 decise di trasferirsi per l'ultima volta assieme alla moglie nuovamente incinta e ai cinque figli. Le memorie popolari raccolte negli anni Ottanta parlano inoltre di un tradimento da parte di un abitante del paese che segnalò alle autorità la presenza del Sicheri. L'ultimo viaggio del Sicheri ebbe come destinazione Caprera, isola de La Maddalena dove viveva Garibaldi: l’unico posto che avesse per lui un significato e che ancora potesse dargli delle speranze per il futuro. Qui Sicheri tentò di mantenere la famiglia cercando un posto di lavoro come insegnante, purtroppo il personale della scuola pubblica era già al completo e quindi si vide costretto ad aprire una scuola privata. Ben presto il suo lavoro venne notato e riconosciuto dai maddalenini, visti i risultati positivi ottenuti dai ragazzi educati dal poeta Cangio. Alla fine del 1875 il Sindaco Chirri accolse la domanda del Sicheri e lo assunse come maestro di prima e seconda elementare, ma lo invitò a procurarsi l'abilitazione all'insegnamento valida per il Regno (Giovanni Battista aveva solo l’abilitazione svizzera). Pochi mesi dopo la morte della moglie Giuseppina, avvenuta il 16 Febbraio 1876, Sicheri perse il posto di lavoro perché ancora sprovvisto della patente di abilitazione. Giovanni Battista condusse gli ultimi anni in povertà, dando lezioni private,  fino alla morte, sopraggiunta il 23 Novembre 1879 a soli 54 anni. Attualmente non rimangono né la lapide del poeta Cangio, né il luogo di sepoltura; il poeta venne infatti sepolto nel cimitero vecchio, purtroppo completamente demolito nel 1948.

Sul Sicheri rimangono moltissimi punti interrogativi e ancora molto da scoprire: interessante la vicinanza di Sicheri alla “scola negra”, una corrente sotterranea di poesia “massonica”. Le notizie finora conosciute ci permettono di inquadrare questo affascinante personaggio come un autentico patriota, un uomo che visse e lottò per i propri ideali, ma soprattutto un artista fantasioso, pungente e brillante che, attraverso le sue attualissime opere, continua a parlarci e a farci riflettere sul mondo che ci circonda. La sua produzione letteraria è stata poco studiata, fatta eccezione per gli studi di Ennio Lappi e di Graziano Riccadonna. Le sue opere sono state rieditate a cura del Circolo G.B. Sicheri di Stenico, in occasione del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia. 

Graziano Riccadonna, Giovanni Battista Sicheri, Magia rivoluzione poesia del garibaldino di Stenico, Ed. Paideia, Trento, 1983
https://gbsicheri.altervista.org/biografia.html

 

 

 

facce2

"Chi opera bene non teme disamina e l'innocenza trionfa.." G.B. Sicheri

Lapide in memoria dei garibaldini di Stenico. L’epigrafe sulla lapide recita: "Stenico redenta ai volontari garibaldini Sicheri Gianbattista, Sicheri Francesco, Todeschini Giacomo, Ferrari Francesco, Sebastiani Domenico, Pellegrini Felice - precursori di libertà dedica - 4 XI 1918".

G.B.Sicheri, Ritratto di anonimo dalle Trasformazioni (1864)