Felice Cavallotti

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Milano, 6 ottobre 1842
Roma, 6 marzo 1898

Politico, poeta, drammaturgo, giornalista e patriota italiano

Biografia messa a disposizione da Daniele Orsatti

Felice Carlo Emanuele Cavallotti nacque a Milano il 6 ottobre 1842 in una famiglia non particolarmente agiata: il padre, Francesco, era un impiegato pubblico di origini venete. Al liceo primeggiò nelle lettere, e iniziò a comporre i primi versi. Dopo la liberazione della Lombardia, nel ’59, iniziò ad impegnarsi in politica e nel giornalismo. Nel 1860, non ancora diciottenne, fuggì di casa per imbarcarsi con la spedizione Medici e raggiungere Garibaldi in Sicilia, dove si distinse per la stesura di inni patriottici. I volontari partirono da Genova il 10 giugno, e tra essi figurava anche Giovanni Cadolini, ai cui comandi il Cavallotti sarebbe poi stato nel ’66. Sbarcarono a Marsala il 17 giugno, e il giorno successivo incontrarono Garibaldi. In luglio prese parte alla battaglia di Milazzo, mentre in agosto sbarcò sul continente e giunse poi a Napoli, il 18 settembre. Fu durante questo periodo che mutò la propria posizione politica dal convinto sostegno a Cavour e al Sovrano a ferventi idee garibaldine.

Tornato a Milano concluse gli studi liceali e iniziò a frequentare (sporadicamente) l’Università di Pavia. Continuò l’attività giornalistica - anche per sostentare la famiglia - e dal 1863 divenne redattore della Gazzetta di Milano, organo della sinistra moderata. Visse anni dissoluti, durante i quali entrò a far parte del movimento politico della Scapigliatura ed ebbe, da un’avventura amorosa, una figlia che tenne con sé e più tardi riconobbe. Nel 1866, allo scoppio della guerra, si arruolò nuovamente volontario nel Corpo Volontari Italiani di Garibaldi. Col grado di caporale fu inquadrato nel I battaglione (I compagnia) del IV reggimento, comandato dal tenente colonnello Cadolini, e il 4 luglio 1866 partecipò alla battaglia di Vezza d’Oglio. Da una sua lettera spedita da Edolo il 13 luglio, e da un’altra scritta a Brescia, si sa che passò poi all’Intendenza generale del Corpo, presso il V reggimento (trasferimento richiesto dallo stesso Cavallotti al colonnello Acerbi). Rimase nel bresciano fino alla fine di agosto, ma fu piuttosto deluso dalla «balorda campagna del ’66».

Collaborò poi col Gazzettino rosa, e, grazie ai suoi versi ma anche per colpa di una serie di casi di cronaca e scandali, guadagnò una certa fama. Nel 1869 iniziò a pubblicare a puntate la Storia della insurrezione di Roma nel 1867. Fu latitante per alcuni mesi, in seguito ad uno scandalo, ma venne poi graziato da un’amnistia. Inizialmente filoprussiano, nel 1870 fu incarcerato per disordini, e dopo Porta Pia mutò posizione divenendo filofrancese (come il fratello Giuseppe, che raggiunse Garibaldi in Lorena e cadde a Digione il 21 gennaio 1871). Fondò e diresse Il lombardo, d’ispirazione radicale, ma dovette chiuderlo dopo pochi mesi (e un nuovo arresto). Nei primi anni ’70 si diede alla scrittura teatrale, ricavandone un certo successo; ma dovette ancora una volta vivere per un periodo in clandestinità a Ghevio per sfuggire al carcere. Nel 1873 fu eletto alla Camera dei deputati per la sinistra radicale, nonostante il suo manifesto repubblicanesimo (che egli stesso sottolineò prima e dopo il giuramento). In parlamento rimase un venticinquennio, fino alla morte, e spesso si mise in mostra per le sue orazioni. Si distinse per la difesa degli ideali democratici e delle libertà statuarie. Fondò anche un nuovo giornale, sempre a Milano, nel 1875: La Ragione, che avrebbe dovuto essere la voce dell’opposizione lombarda. Nel 1878 caldeggiò un’intesa con l’Austria e spesso seppe dimostrarsi conciliante su varie questioni. Per sei anni lavorò alla riforma elettorale, tra i suoi progetti più importanti, e dopo il sacrificio di Oberdan rinfocolò il fronte irredentista. Nel 1879 gli fu offerta la cattedra di letteratura a Palermo per salvarlo dai guai finanziari in cui era incorso, ma egli rifiutò l’incarico. Dal 1883 fu tra i dirigenti del neocostituito Fascio della democrazia e sempre in quegli anni si scagliò contro il trasformismo. Sempre più si affermò come indiscusso leader dei radicali. Nel corso di questi anni la fama del Cavallotti, oltre che dalla carriera politica, fu aumentata da vari processi che lo videro coinvolto, da alcuni colpi teatrali (come l’intervento come volontario per i malati di colera a Napoli nel 1884) e dai numerosi duelli cui prese parte (rimanendo gravemente ferito nel 1885 in uno di essi); continuava intanto anche a scrivere versi e opere teatrali. Fu in aperto contrasto con Crispi e nel 1890 tra gli organizzatori del Congresso democratico di Roma, da cui emerse il programma della democrazia radicale per la seguente legislatura. Nel 1894 fu tra gli animatori della Lega italiana per la difesa delle libertà. Il 6 marzo 1898, nel corso di un duello con Ferruccio Macola - direttore della Gazzetta di Venezia - avvenuto alle porte di Roma, il Cavallotti rimase ucciso. Il suo avversario fu arrestato ed emarginato, e nel 1910 si tolse la vita.

Con la morte del “bardo della democrazia”  fu stroncato anche l’ambizioso disegno politico che prevedeva la creazione di una forte componente d’opposizione radicale in parlamento. Quella di Felice Cavallotti fu una figura importante della politica e della cultura del Risorgimento e dell’Italia unita; contribuisce a dimostrarlo il calibro di alcuni dei suoi contatti epistolari: Felice Cameroni, Francesco Guerrazzi, Vilfredo Pareto, Eugenio Popovich, Camillo Prampolini, Edoardo Sonzogno, Antonio Oliva, Giosue Carducci, Emilio Praga, Francesco Crispi, Filippo Turati, Agostino Depretis, Giuseppe Zanardelli e non ultimo Giuseppe Garibaldi.

 

Album tabelle della torre storica di San Martino della Battaglia, provincia di Milano, comune di Milano, libro 1, p. 143, n. 2845.
F. Cavallotti, Lettere 1860-1898, a cura di C. Vernizzi, Milano, Feltrinelli, 1979.
A. Galante Garrone, Felice Cavallotti, Torino, UTET, 1976.
A. Galante Garrone, voce Cavallotti Felice Carlo Emanuele, in «Dizionario Biografico degli Italiani», vol. XXII, 1979.
G. Langella, La modernità letteraria, Torino, Pearson, 2021, p. 90.
L’Italia radicale. Carteggi di Felice Cavallotti: 1867-1898, a cura di L. Dalle Nogare  ̶  S. Merli, Milano, Feltrinelli, 1959.

 

 

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Felice Cavallotti deputato del Regno d'Italia

Foto dei volontari all'epidemia di colera di Palermo del 1885: al centro sono seduti Luigi Musini e Felice Cavallotti

Litografia coeva raffigurante il duello tra Ferruccio Macola e Cavallotti nel giardino di Villa Cellere presso Roma. Chi lanciò la sfida fu Cavallotti, che venne dato subito per favorito avendo vinto in precedenza già ben trentadue duelli.

Busto di Felice Cavallotti a Como

Lapide in ricordo di Felice Cavallotti, Venezia , Campo Santo Stefano