Antonio Carpenè

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Brugnera di Sacile (Pordenone), 17 Agosto 1838
Conegliano (Treviso), 23 marzo 1902

Enologo e fondatore della Scuola di Viticoltura ed Enologia di Conegliano

Biografia a cura di Marzia Morganti – Marte Comunicazione

Rampollo di una stirpe di Ingegneri, trascorre la sua infanzia a Belluno dove il padre Bernardo amministrava gli interessi del Casato Nobiliare dei proprietari terrieri De Manzoni. La mamma è Daria Zugliani. Dopo l’infanzia bellunese, la Famiglia, per seguire il lavoro del padre dovette trasferirsi nel 1846 a Conegliano dove Antonio frequentò la scuola elementare ed ottenne privatamente la Licenza Ginnasiale presso il Seminario di Ceneda. Antonio Carpenè era particolarmente attratto dagli studi scientifici, dalla Chimica e dalle discipline naturali. Conegliano, con le sue Accademie, rappresentava un ponte tra il pensiero illuminista settecentesco con quello positivista dell’Ottocento; contesto in cui peraltro erano state attive figure come quella di Francesco Maria Malvolti, tra i primi a segnalare la qualità della Glera (vitigno alla base del Prosecco) come uva da vino.

Per Antonio Carpenè ed il suo desiderio di impegnarsi per migliorare la coltivazione delle uve sul Territorio, era quanto di meglio potesse trovare. Intanto nel 1858 si iscrisse all’Università di Padova, tuttavia i moti del 1859 risvegliarono in Antonio l’amor di Patria inducendolo a trasferirsi in Piemonte e ad arruolarsi nell’armata Sabauda. Ben presto deluso dall’immobilismo della situazione politica, abbandonò il Regio Esercito ed aderì alla missione garibaldina prendendo parte alle battaglie per l’Indipendenza dal giogo asburgico, riuscendo però a partecipare soltanto alla seconda spedizione fino alla battaglia del Volturno. A seguirlo nella spedizione garibaldina fu anche il fratello Giuseppe, nato anch’egli a Brugnera il 27 Settembre 1839. Nel 1859 anch’egli, non sopportando la dominazione austriaca si trasferì a Pavia e condivise con il fratello Antonio la passione per la politica nonché l’arruolamento volontario. Giuseppe combatté in più battaglie, partecipò a quelle del Trentino con la famosa spedizione a Ponte Caffaro e Bezzecca, ove si arrestarono con lo storico “obbedisco” di Garibaldi. La presenza di Giuseppe Carpenè nelle file garibaldine fu riportata nella rubrica alfabetica redatta nel 1866 e parte integrante della “mappa ritrovata” della Rete Museale Ledro. Raggiunta l’Unità d’Italia, Giuseppe Carpenè ritornò nella sua città e si concentrò sugli studi e sul lavoro, tra cui la realizzazione della carta enografica della Provincia di Treviso nel 1868, la costruzione delle Cantine dell’Amministrazione dei Conti Collalto di Susegana, gli edifici del convitto della Scuola Enologica e la progettazione della strada del Passo di San Boldo, iniziata nel 1914 e le cui gallerie furono completate dall’esercito invasore nel 1918. Fu nominato Cavaliere della Corona d’Italia e si spense a Conegliano il 6 Aprile 1929.   

Più concentrata sull’enologia sarebbe stata invece la carriera di Antonio Carpenè, che una volta terminato il servizio militare si diplomò in Farmaceutica all’Università di Pavia e successivamente si iscrisse alla Facoltà di Scienze del medesimo Ateneo. Laureatosi in Chimica, dopo il conseguimento del titolo nel 1862, il Prof. Brugnatelli che lo stimava per le sue capacità e laboriosità, lo volle come assistente. Ma lui aveva bisogno di lavorare e potette tenere fede al prestigioso incarico solo per poco tempo e divenne insegnante di Scienze Naturali al Collegio Bosisio di Monza. Nel 1863 Francesco Gera, Direttore della Scuola Reale a Conegliano lo coinvolse affidandogli l'incarico d'insegnamento della Fisica, della Chimica e delle Scienze Naturali. Di questa scuola egli divenne poi nel 1867 Direttore.

Accanto all'insegnamento, comunque, sviluppa l'applicazione della chimica all'agricoltura e fu tra i precursori delle cattedre ambulanti d'agricoltura, che avevano come obiettivo la diffusione della conoscenza e della cultura vitivinicola, affinché il Territorio e la sua popolazione potesse sfruttare al meglio le risorse di cui disponeva e dunque progredire economicamente verso un maggior benessere. In questo modo insegnò ai contadini come superare lo stato di arretratezza agricola, rinnovando gli antiquati sistemi di coltivazione della vite che furono superati con l’adozione delle migliori tecniche di gestione della vigna per renderle maggiormente produttive e sostenibili. Un concetto che tornerà di attualità oltre un secolo e mezzo dopo, quando gli stessi territori, proprio per l’accuratezza della sua gestione e l’armonia paesaggistica che ne deriva, sono diventati Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, nel 2019. È quindi da ascrivere anche agli insegnamenti di Antonio Carpenè, divenuti pietra miliare della vitivinicoltura trevigiana, il merito del raggiungimento di tale prestigioso riconoscimento.  

Tuttavia, dopo la liberazione del Veneto Antonio Carpenè abbandonò l'insegnamento e rinunciò a dirigere l'Istituto Tecnico di Treviso, per fondare e dirigere nel 1868 la Società Enologica Trevigiana, la prima nel suo genere, che contava numerosi soci. Antonio Carpenè apparteneva al gruppo relativamente ristretto di coloro che furono attivi politicamente, che spesso combatterono nelle fasi cruciali del Risorgimento e che sperimentarono in momenti diversi l’esilio. Una volta liberata la patria dalla dominazione straniera, per costoro il “fare gli Italiani” di Massimo D’Azeglio significava soprattutto favorire la diffusione delle conoscenze scientifiche quale motore necessario e per alcuni forse sufficiente a promuovere il progresso, innanzitutto economico. Tale fiducia appare caratteristica, con coloriture diverse, di tutte le fazioni risorgimentali, dai garibaldini, come lo stesso Carpenè, fino ai moderati che formarono la classe politica del Veneto dopo l’Unità.  

Intanto continuò nei suoi studi e nel giro di pochi anni diede alle stampe alcune delle pubblicazioni più importanti per l’enologia trevigiana, veri e propri manuali su cui si sono formate generazioni di viticoltori ed enologi, in particolare il Sunto teorico-pratico di enologia, La vite ed il vino nella provincia di Treviso e fu autore e direttore della Rivista di viticoltura ed enologia. La sua autorevolezza in materia lo portò a redigere su incarico del Ministero italiano dell’Agricoltura una relazione sull'industria vinicola nel Veneto e a partecipare in sua rappresentanza alle Esposizioni Universali di Vienna e di Parigi.                                            

Nel frattempo, insieme all'Ingegner Giovan Battista Cerletti che ne fu il primo Direttore, nel 1876 fonda in Conegliano la Scuola di Viticoltura ed Enologia, la prima nel suo genere nell’Italia post-risorgimentale ed una delle prime a livello europeo dove comunque si assisteva ad un gran fermento in tale direzione. Nel 1868 Antonio fonda a Conegliano la cantina Carpenè Malvolti che nel 2018 ha aperto un piccolo museo all'interno della cantina in occasione del 150° anniversario dalla Fondazione d'Impresa e 180° dalla nascita di Antonio Carpenè.

Antonio Carpenè si è dunque occupato per tutta la vita degli studi applicati alla viticoltura e all'enologia, con particolare attenzione alle metodiche di spumantizzazione. Nel corso della sua esperienza di scienziato ed imprenditore, infatti, Antonio Carpenè ascrisse a sé il merito di aver messo a punto un metodo di produzione di un vino spumante simile allo Champagne ma che avesse come base un vitigno autoctono ovvero la Glera. Un vino che inizialmente seguiva un procedimento di rifermentazione in bottiglia seguendo il metodo Champenoise, ma che proprio grazie ai suoi studi e alle sue intuizioni scientifiche - sostenute anche da fitti carteggi con scienziati del tempo come Pasteur e Kock – si è evoluto in un metodo di spumantizzazione ad hoc, inizialmente conosciuto come metodo Carpenè ed oggi identificabile con il Metodo Charmat, ovvero con seconda fermentazione in autoclave.   

 

 

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Antonio Carpenè

Scoglio di Quarto dei Mille (Genova), Antonio Carpenè

5 Maggio 1860, i Mille e lo scoglio di Quarto

Registro di arruolamento, Archivio di Stato di Torino

Il busto del fondatore Antonio Carpenè davanti alla Scuola Enologica di Conegliano (Treviso)