Il processo dolciniano del 1332-1333

 

2017

A cura di Graziano Riccadonna

con il patrocinio del Comune di Riva del Garda

pag. 256

In vendita a 15 euro presso le librerie della zona e a Trento

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Fra Dolcino, nei primi anni del Trecento, fu a Riva dove predicò la sua dottrina ritenuta eretica.
Un personaggio di grande interesse condannato anche dal Sommo Poeta, Dante Alighieri; una vera figura profetica che è incarnata anche dalla lettera del 1303, scritta proprio a Riva, e rivolta all’intera comunità dei credenti per spronarli allo svincolo dai “falsi” precetti della Chiesa del tempo ed all’obbedienza al papa sanctus, lo stesso Dolcino.
Il tutto trova vita nell’attenzione posta da Guido alla ricostruzione di questi fatti storici per oltre un decennio come è testimoniato dai files lasciati sul suo computer.

 

GUIDO SANTORUM

Medievalista in nuce

Il 3 febbraio 2007 Guido Santorum - 43 anni, notissimo professore di lettere al liceo scientifico Andrea Maffei di Riva del Garda, – viene ricoverato d'urgenza al reparto di rianimazione del Santa Chiara di Trento. Un infarto con arresto cardiaco lo ha colto all'interno della sua abitazione in via Grez, dove viveva con la moglie e tre figli, mentre nel fiore della vita è intento a completare i suoi numerosi studi storici. Che purtroppo in gran parte rimarranno per un decennio chiusi in un cassetto. La notizia dell'infarto ha lasciato esterrefatta l'intera città. In tanti lo andavano a trovare in ospedale nella speranza di una ripresa, che purtroppo non è mai arrivata.

Guido Santorum era nato ad Arco nel 1963, penultimo di quattro figli. La famiglia Santorum durante la guerra era impegnata nell’autotrasporto, principalmente del legname dalla Val di Ledro. Nel dopoguerra apre l’officina-carrozzeria Fiat con annesso distributore in piazza Verdi a Riva del Garda mentre i sei figli seguono le orme paterne dividendosi tra l’albergo con officina e distributore in viale Rovereto, il distributore in viale Trento, la carrozzeria in viale Martiri. Qui nasce Guido, dal padre Arnaldo “Nano” eredita la grande passione politica. Dopo le scuole medie nella sua città frequenta il liceo classico  “A.Maffei” di Riva del Garda e si diploma nel 1982. Nello stesso anno si iscrive all’Università degli Studi di Bologna, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Guido ha lasciato la moglie Monica Murru e i tre figli Elia, Lapo ed Emilia in modo del tutto inopinato: Emilia aveva soltanto 9 giorni al momento del dramma, Lapo appena due anni e Elia cinque anni. A 7 anni dall'infarto che l'aveva colpito, il 24 marzo 2014 Guido Santorum si è spento, lasciando un alone di ricordi presso gli amici ma anche nella cittadinanza intera, impotente davanti al dramma.

La laurea in storia medioevale

Guido si laurea nell'anno accademico 1988-89 all'Università degli Studi di Bologna, Facoltà di lettere e filosofia, riportando la votazione 110 e lode, con una tesi di storia medioevale, Riva del Garda nel Medioevo. Ricerche storico-archivistiche, in appendice documenti (secc. XII-XV), con il prof. Augusto Vasina. La tesi passa in rassegna una lunga serie di documenti dei secoli dal XII al XV in gran parte inediti, provenienti dall'Archivio comunale di Riva (ACR), dall'Archivio comunale di Arco (ACA), dall'Archivio del Principato Vescovile di Trento, dall'Archivio di Stato di Trento (AST) e infine dall'Archivio della Carità (AC) giacente presso la Biblioteca comunale di Trento. La parte più consistente delle pergamene edite è giacente presso ACR, Capsa II (XIII secolo). Base di partenza è l'Inventarium Archivi Ripensis Civici, compilato nel 1791 dal p. Gian Grisostono Tovazzi, e conservato in copia presso BCT, n. 163. In esso compare il regesto di tutti i documenti conservati nell'Archivio rivano. “Questi regesti – scrive Guido Santorum – quasi sempre corretti nella definizione della natura del documento, sono spesso troppo sintetici e tralasciano di indicare i testimoni presenti alla rogazione e il notaio rogatore...” Cronologicamente i 115 documenti raccolti in archivio si suddividono in 2 pergamene del XII secolo, 33 della prima metà del XIII, 74 della seconda metà, 5 della prima metà del XIV secolo e infine l'Estimo cartaceo d'inizio XV secolo. Gli argomenti trattati nei documenti, tutti relativi alla comunità di Riva, trattano del patrimonio terriero e diritti della Pieve di Santa Maria di Riva; i diritti e redditi del Vescovo di Trento a Riva; le controversie con le comunità vicine (Ville di Pranzo, Cologna e Gavazzo, Arco per il possesso del Brione, Arco per il diritto di tagliare alberi per la ricostruzione del ponte di Arco; documenti relativi all'amministrazione comunale di Riva; cause tra privati; infine testamenti.

Lo storico del Medioevo di Riva

Nel 1989 si iscrive alla scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica di Bolzano conseguendo il diploma nel 1991.  Nel frattempo, parallelamente ai suoi studi storici comincia a fare le prime supplenze  e nel 1992 diventa insegnante di ruolo presso il liceo A.Maffei fino al 2007. Nel 2002 ottiene un incarico dal Comune di Riva del Garda per un progetto di storia locale relativa alla definizione dei confini di Riva e Arco (con la vertenza del Linfano ). Da studioso del Medioevo Guido Santorum aderisce di slancio al “Progetto storia locale – Gestione del territorio” che il Comune di Riva sta avviando negli anni immediatamente successivo al 2.000. In questa prospettiva ottiene l'incarico della ricerca storica relativa alla definizione dei confini di Riva e Arco (con la vertenza del Linfano).[1] Lo studio prodotto da Guido per adempiere a questo incarico risulta notevole, anche se a causa dell'improvviso venir meno assai poco conosciuto.[2] “La controversia sorta tra la comunità di Arco e quella di Riva per il possesso e lo sfruttamento delle terre poste lungo le intrecciate foci del Sarca occupa un ruolo importante nella storia delle relazioni tra i due borghi antagonisti. Il teatro della contesa è la campagna alle falde del monte Brione, la postya in palio è la determinazione dell'esile linea di confine che li separa, i termini fixi inter utrumque plebatus...” Al proposito Guido produce una serie di documentazioni storiche, a cominciare dai primi vescovi tridentini: “Nel 1144 interviene lo stesso tribunale vescovile di Trento. Il vescovo Altemanno non ritiene fondate le rivendicazioni del procuratore del comune di Riva sulle terre del Linfano e del Credazzo e conferma alla comunità arcense il possesso del territorio che va a Bova usque ad Sarcham et a Sarcha usque ad lacum et usque ad summitatem Brioni. Il vescovo tridentino assegna agli arcensi anche le terre poste ad occidente del Brione e precisamente a brazolo versus Rippam in zusum usque ad Villam Passironi que est apud ecclesiam s. Georgii et usque ad viam que vadit Rippam.[3] La sentenza però -commenta Guido Santorum- non riesce a scongiurare i contrasti tra le due comunità e le rivendicazioni degli uomini di Riva proseguono con una nuova richiesta al tribunale vescovile, sostenendo la falsità dei documenti addotti dagli arcensi.[4] “Lo studio dell'evoluzione orografica e paesaggistica di questa porzione del Sommolago e dei documenti che la riguardano – prosegue Santorum – ci permette infatti di seguire da vicino l'attacco che i coloni del Basso Sarca conducono all'incultum. La loro preziosa opera di imbrigliamento degli argini del fiume, in una parola il primo timido tentativo di bonifica del Linfano.” L'analisi prosegue con due documenti del maggio 1201 riportanti le deposizioni dei testimoni addotti dal procuratore della comunità di Arco e raccolte dai due giudici nominati dal tribunale regio. A latere si affronta il tema dei diritti di pesca sulla Sarca e la relativa controversia tra le due comunità unitamente al tema della palude, i boschi, le comunità vicine.

Il fondo pergamenaceo

L'importante fondo pergamenaceo dell'Archivio Storico di Riva del Garda attira le attenzioni di Guido Santorum grazie all'intermediazione dell'amico Giovanni Kral, che lo associa all'impresa, tutt'altro che facile, della revisione del fondo negli anni 1987/89. L'Archivio Storico Comunale di Riva del Garda,istituito nel 1790 dai sindaci Gian Pietro Formenti e conte Filippo Capolini, viene riordinato una prima volta dal padre Giangrisostomo Tovazzi, che lascia un inventario con regesto dei documenti pergamenacei allora reperiti. Ma da allora l'archivio conosce una serie di travagli e sconvolgimenti, attraverso varie revisioni: nel 1882 a cura di Pietro Dalmeri, nel 1887 a cura di don Gioacchino Segala, nel 1923 (dopo la prima guerra mondiale) a cura del p. Samuele Gius (che definisce l'archivio uno dei più ricchi archivi del Trentino), tra il 1962 e il 1969 /dopo la seconda guerra mondiale) a cura di Manlio Ballerini: e finalmente nel 1992 la revisione generale a cura di Giovanni Kral e Guido Santorum, sotto l'impulso della direttrice della Biblioteca Civica di Riva Federica Fanizza. La stessa Fanizza così definisce l'apporto di Guido: “Meticoloso nella ricerca delle fonti, Guido era quasi ossessionato al raggiungimento delle perfezione, per non dar adito a critiche...Una ricerca approfondita anche se non sistematica.” Durante la revisione le pergamene e gli altri documenti cartacei vengono accuratamente revisionati e risistemati nelle dodici capsule, dove tuttora appaiono riposti.

La grande “passione”, Dolcino

Il principale interesse dello studioso è rivolto verso l'eresia dolciniana, testimoniato dai files lasciati sul suo computer oltreché dalla diuturna frequentazione con il mondo delle eresie medioevali in Riva del Garda e basso Trentino. Appare evidente la sua volontà di pubblicare la ricerca, purtroppo rimasta inevasa. La composizione dei numerosi files, una trentina, dedicati da Guido Santorum all'eresia dolciniana occupa oltre l'intero decennio 1994-2006, con varie fasi d'interesse e di ripresa e/o sospensione, partendo dal novembre 1994 fino all'ottobre 2006. Ma con una significativa anticipazione al 1980, allorquando il 4 gennaio compone un primo indice dei nomi, poi ampiamente rimaneggiato in seguito. Gli interessi dolciniani si rafforzano a partire dall'8 novembre 1994, allorquando compone un interessante file di alberi genealogici relativi alle protagoniste rivane del processo, Monda e la cognata/nemica Antonia. Il 3 gennaio 1995 Guido compila al computer una serie di note sparse su vari paragrafi. Nel 1996 l'interesse dolciniano è anticipato, il 1° gennaio da una prima introduzione, incompleta, e il 6 marzo, da una pagina recante un titolo “L'edizione” che non lascia dubbi sulle intenzioni dell'autore, procedere all'edizione del corpus dolciniano, il manoscritto relativo agli atti del processo rivano del 1332-1333 (Edizion). Nell'agosto un primo indice antroponimi, che poi sarà ripreso e allargato. L'anno dopo, il 1997, cominciano ad apparire vari files legati allo studio dolciniano, a partire dal 18 aprile, una prima trascrizione del processo con 681 note in fondo (Sinenote), mentre il 9 settembre appare una seconda trascrizione con note ipertestuali (den. 8Sett97) seguita il 13 settembre da note sparse. Da allora l'interesse dolciniano si rafforza sempre di più, fino a quel tremendo 3 febbraio 2007.

[1]     Con la determina del 27 dicembre 2002, n. 1116 firmata dal responsabile del servizio di bilancio della Biblioteca Civica, Anna Cattoi.

[2]     Esso giace ancora, dattiloscritto, nella cantina della casa di Guido Santorum, ritrovato in occasione di questo studio in ricordo di Guido Santorum.

[3]     In nota Guido Santorum spiega che si tratta probabilmente di un sentiero che attraversa trasversalmente, da ovest ad est, la campagna partendo dal castello di Ceole per giungere fino al Credaccio.

[4]     Cfr. Statuti datisi dagli Uomini d'Arco (sec. XIII) in Graziano Riccadonna, Statuti della Città di Arco, Comune di Arco-Cassa Rurale di Arco, Arco 1990.