Agli assessori comunali

di Arco e Riva del Garda

Ruggero Morandi

Luigi Marino

OGGETTO:salvezza Sala cinematografica, nel giorno della scomparsa di Sordi

L’offerta culturale del Basso Sarca ultimamente sembra destinata ad un impoverimento piuttosto marcato. Da un lato la questione del teatro non trova una soluzione plausibile nonostante gli anni e gli anni di attesa e di richiami, dall’altro anche le occasioni di arricchimento culturale sembrano destinate a segnare il passo davanti a ben più corpose esigenze. Ci riferiamo a quella che viene denominata come “settima musa”, la cinematografia, dove ci si sta avviando all’azzeramento: dall’inizio del 2004, l’unica sala ancora esistente (essendo ormai chiusi il cinema/teatro Perini e il San Marco a Riva, l’unico cinema ad Arco) nel comprensorio dell’Alto Garda, il Supercinema Roma, chiuderà i battenti, negando cosi di fatto un diritto a circa 30000 residenti, i quali dovranno d’ora in avanti recarsi lontano, a Rovereto o Trento, per poter accedere a una visione cinematografica e vedere una buona pellicola. Naturalmente questo sarà molto più difficile per i giovani e gli adolescenti, i quali risentiranno della limitazione oggettiva dei mezzi e degli spazi, e non potranno seguire minimamente la forma di espressione artistica che meglio di altre è in grado di comunicare valori, suggestioni, modi di sentire aprendo nuovi scenari sul mondo dell’attualità e del dibattito culturale. Per questo agli assessori alla Cultura del Basso Sarca maggiormente interessati, e che sappiamo davvero preoccupati, Morandi e Marino, chiediamo venga data una risposta alla domanda di cui l’Associazione si fa interprete, quali azioni intendano intraprendere affinché i concittadini possano godere di uno spazio di aggregazione culturale, cinematografico-teatrale, finalizzato alla formazione di una comunità consapevole e critica, capace di interagire con i sempre più complicati meccanismi di rappresentazione? La domanda sorge spontanea, proprio il giorno in cui scompare una figura mitica del cinema italiano, come Alberto Sordi. L’associazione intende con questa lettere sottoscrivere l’appello lanciato in questi giorni da diversi soggetti, tra cui gli studenti del Liceo e il gruppo di professionisti (Bonisolli, Novello, Odorizzi, et alii), inteso a scongiurare la chiusura dell’unica sala cinematografica del Basso Sarca.

Riva del Garda, 25 febbraio 2003                                                                                                                                                                                        Il presidente

Graziano Riccadonna

 

Al sindaco di Riva del Garda

All’assessore comunale

Paolo Matteotti

Mauro Grazioli                                                                                                                                                                                 

OGGETTO: spazi della teatralità

Il recente successo riscontrato per gli spettacoli teatrali, trascinato dal sesso di Luttazzi e dalla prossima venuta di Dario Fo, fa bene sperare per un ritorno d’interesse più generale a favore degli spazi teatrali e cinematografici. L’offerta culturale del Basso Sarca e di Riva in particolare è caratterizzata da un impoverimento piuttosto marcato e purtroppo progressivo. Da un lato la questione del teatro non trova una soluzione plausibile nonostante gli anni e gli anni di attesa e di richiami, dall’altro anche le occasioni di arricchimento culturale sembrano destinate a segnare il passo davanti a ben più corpose esigenze. La sfortunata vicenda del teatro Perini sta a dimostrare che ognuno ha il teatro che si merita: infatti come Laboratorio Culturale si era fatta una battaglia culturale molto positiva e coinvolgente un decennio fa, senza ottenere dal Comune di Riva risposte adeguate, ma solo vaghe “promesse” poi rivelatesi infondate! Per quanto riguarda quella che viene denominata come “settima musa”, la cinematografia, le speranze ci sono ancora ma sono ridotte al lumicino, affidate all’unica sala ancora esistente (essendo ormai chiusi il cinema/teatro Perini e l’unico cinema ad Arco) nel comprensorio dell’Alto Garda, il Supercinema Roma. Una buona notizia è che il cinema Roma resterà, aperto fino al 2005, grazie al contratto con la Fondazione Bertè, anche se si tratta di una soluzione-tampone! La presenza di una sala cinematografica è sicuramente necessaria, se vogliamo che una popolazione di oltre 30.000 abitanti possa seguire la forma di espressione artistica che meglio di altre è in grado di comunicare valori, suggestioni, modi di sentire aprendo nuovi scenari sul mondo dell’attualità e del dibattito culturale. Naturalmente bisogna cominciare a ragionare in termini comprensoriali, in accordo con Arco, dove il Quisisana non è più un’utopia, e gli altri centri della Busa. A questo punto lanciamo un appello. Come associazione, come cittadinanza attiva, chiediamo agli Enti pubblici interessati che venga data l’opportuna priorità alla soluzione del problema della teatralità, inteso come somma di spazi per il teatro e una adeguata sala cinematografica, affinché i concittadini possano godere di spazi di aggregazione culturale, cinematografico-teatrale, finalizzati alla formazione di una comunità consapevole e critica, capace di interagire con i sempre più complicati meccanismi di rappresentazione. Siamo la cenerentola del Trentino quanto a spazi per la teatralità, se andiamo a vedere non solo i teatri e gli spazi cinematografici di Trento e Rovereto, ma anche quelli di Mori e dei centri minori. Vogliamo scrollarci di dosso questa giustificata e ingiusta nomea?

Riva deI Garda, 3 dicembre 2003                                                                                                                                                                                         Il presidente

Graziano Riccadonna

Al sindaco di Riva del Garda

CLAUDIO MOLINARI                                                                                                                                                                 

 

OGGETTO: spazi della cinematografia

La storia si ripete. Ciclicamente, ritorna d’attualità la cronica mancanza di spazi per la teatralità, e segnatamente la cinematografia, nel Basso Sarca! Come cinque anni fa, ritorna l’incubo della chiusura del cinema Roma a causa della non-concessione del rinnovo contratto di locazione da parte della Fondazione Berté di Cavedine alla società Trentino Cinema. Allora le cose si erano appianate anche grazie alla mediazione comunale e al sollecito delle associazioni, tramite il sostegno alla gestione sui livelli di qualità. Ma era anche quella una soluzione-tampone. La boccata di ossigeno è servita sicuramente alla nuova gestione per un rinnovo della sala e un rilancio della cinematografia, cosa che la cittadinanza riconosce apertamente, ma certamente tutto questo non poteva risolvere alla radice il problema. Che puntualmente si è ripresentato alla scadenza del contratto d’affitto. L’offerta culturale del Basso Sarca e di Riva in particolare è caratterizzata da un impoverimento piuttosto marcato e purtroppo progressivo. Da un lato la questione del teatro si presenta lontana nel tempo, con la previsione nel nuovo Palacongressi, dall’altro anche le occasioni di arricchimento culturale sembrano destinate a segnare il passo davanti a ben più corpose esigenze. La sfortunata vicenda del teatro Perini sta a dimostrare che ognuno ha il teatro che si merita: infatti a suo tempo come Laboratorio Culturale si era fatta una battaglia culturale molto positiva e coinvolgente, senza ottenere peraltro risposte adeguate, ma solo vaghe “promesse”! Per quanto riguarda quella che viene denominata come “settima musa”, la cinematografia, le speranze sono ridotte al lumicino, affidate all’unica sala ancora esistente nella zona, il Supercinema Roma. La presenza di una sala cinematografica è sicuramente necessaria, se vogliamo che una popolazione di oltre 30.000 abitanti possa seguire la forma di espressione artistica che meglio di altre è in grado di comunicare valori, suggestioni, modi di sentire aprendo nuovi scenari sul mondo dell’attualità e del dibattito culturale. Naturalmente bisogna cominciare a ragionare in termini comprensoriali, in accordo con Arco, dove il Quisisana non è più un’utopia, e gli altri centri della Busa. A questo punto ri-lanciamo il nostro appello. Come associazione, come cittadinanza attiva, chiediamo agli Enti pubblici interessati che venga data l’opportuna soluzione al problema degli spazi cinematografici, affinché i concittadini possano godere di un’aggregazione culturale, cinematografico-teatrale, finalizzata alla formazione di una comunità consapevole e critica, capace di interagire con i sempre più complicati meccanismi di rappresentazione. Siamo la cenerentola del Trentino quanto a spazi per la teatralità, se andiamo a vedere non solo i teatri e gli spazi cinematografici di Trento e Rovereto, ma anche quelli di Mori e dei centri minori. Sarebbe ora di invertire questa brutta linea di tendenza.

Riva del Garda, 16 giugno 2009                                                                                                                                                                                      Il presidente

Graziano Riccadonna