Paolo Marpillero

ID 35308

Venzone (Udine), 4 agosto 1848

 

Paolo Marpillero, figlio di Paolo Vincenzo e Antonia Castellani, arruolato come soldato nel 3° Regg.to Volontari Italiani il 2 magio 1866, dal 1° giugno 1866 caporale furiere, dal 21 settembre 1866 sergente. Congedato il 27 settembre 1866.

Biografia racconto di Marco Pascoli, Trento

Mio bisnonno Paolo Marpillero (padre di mia nonna Riccarda Marpillero), ha avuto una vita a suo modo “avventurosa”: infatti a metà dell’800 il padre Paolo Vincenzo era andato in Italia (il Friuli era Impero Asburgico) ed aveva seguito Garibaldi nell’impresa dei Mille. Il figlio Paolo, per sfuggire alla occhiuta attenzione dei gendarmi austriaci, a 16 anni nel 1860 era scappato anche lui in Italia ma non aveva potuto seguire il padre. Ha scelto per patriottismo di fare il volontario nell’esercito piemontese, dove ha militato fino alla fine del 1866, partecipando poi alla terza guerra d’Indipendenza come volontario con Garibaldi “in Tirolo”. Alla fine della guerra (vinta dall’alleato prussiano) l’Austria ha dovuto cedere il Veneto ed il Friuli all’Italia e per sfregio Francesco Giuseppe ha ceduto il tutto a Napoleone III che poi lo ha girato all’Italia. Paolo Marpillero ha così potuto rientrare a casa portando il padre Paolo Vincenzo gravemente ferito con i Mille alla battaglia del Faro di Messina. Il vecchio aveva resistito con tenacia perché voleva morire a casa sua ed era riuscito a farlo. Nel periodo del suo esilio in Italia, l’Austria aveva incamerato i beni della famiglia per “evasione fiscale” in quanto Paolo non aveva pagato le tasse. I beni erano stati incamerati dal Demanio Austriaco che però non li aveva venduti, anche perché nella casa di famiglia viveva la sorella di Paolo e, non essendo responsabile dell’evasione, il Demanio aveva rispettato la sua posizione.

A questo punto Paolo appena tornato ha trovato due “sorprese italiane”:

  • Il Demanio Italiano, subentrato a quello Austriaco, ha venduto i beni di Paolo, infischiandosene della sorella.
  • L’Esercito Italiano (in realtà più “piemontese” che altro) ha inviato a Paolo la cartolina di leva, infischiandosene dei 6 anni fatti da volontario.

Nell’Esercito Paolo, sapendo leggere e scrivere come quasi tutti gli ex-sudditi austriaci e quasi nessuno dei sudditi italiani, è stato inquadrato in fureria.

Nel Certificato di Congedo (in mio possesso l’originale del 1869) gli è stata fatta sottoscrivere una nota specifica che la tubercolosi contratta non era dovuta al servizio militare (chissà dove era stato per 9 anni!). Probabilmente l’Esercito evitava così di dovergli riconoscere la pensione per cause di servizio.

Tornato a casa Paolo ha ricominciato da zero, alla fine è arrivato a fare il segretario comunale ad Arta Terme, dopo la guerra 1915/18 è morto per lo scoppio di una bomba che gli aveva portato un bambino.

Ha redatto un testamento minuzioso indicando per ogni figli/a la quota parte di eredità differenziata a seconda dei benefici già ricevuti (come la laurea).

Nel testamento ha descritto tutte le sue vicissitudini con la sintesi finale e cito letteralmente l’ultima frase: “E voi figli e nipoti miei imparate e ricordate”.

Registro di arruolamento, Archivio di Stato di Torino

Registro di arruolamento, Archivio di Stato di Torino