Augusto Elia

ID 46383

Ancona, 4 settembre 1829
Roma, 9 febbraio 1919

Comandante della Flottiglia garibaldina del Garda

"Coraggio mio Elia, di queste ferite non si muore!" A pronunciare queste parole fu Garibaldi, 15 maggio del 1860. Elia, fedelissimo e amico dell’eroe dei due mondi, partecipava alla spedizione dei mille. Quel giorno, a Calatafimi, l’anconetano vide un militare borbonico che stava prendendo la mira per colpire Garibaldi. Senza pensarci due volte, frappose il suo stesso corpo tra la pallottola e quello del generale, salvandogli la vita. 

Figlio di Antonio Elia e Maddalena Pelosi, appena diciannovenne seguì il padre al blocco delle forze navali austriache a Trieste (giugno-agosto 1848) e prese parte poi alla difesa di Ancona durante l'assedio del 1849 (28 maggio-15 giugno) in qualità di sottufficiale di artiglieria. Nelle repressioni, che seguirono alla caduta della città, perse il padre, fucilato, e dovette andare in esilio. Riparò a Malta, dove intraprese la carriera di mare, fino ad ottenere il diploma di capitano di lungo corso, senza per questo perdere d'occhio la situazione politica italiana. Così, allo scoppio della seconda guerra d'indipendenza, rientrò in Italia da New York, dove si trovava. Nel 1859 ritorna per combattere accanto a Giuseppe Garibaldi nella spedizione dei mille del 1860. In particolare, a Calatafimi, salva la vita al generale Garibaldi, riportando un grave ferita al volto. Elia sopravvisse e tornò al fianco di Garibaldi nella III Guerra d’indipendenza. Fu comandante della flottiglia garibaldina ancorata a Salò e nel basso Garda nella spedizione del 1866. Partecipò alla campagna dell’Agro romano, alla battaglia di Mentana e altre missioni di guerra. Tornato ad Ancona, intraprese la carriera politica nel partito d’Azione. Nel 1876 venne eletto deputato del Regno d'Italia, carica ricoperta fino al 1897. Tornò alle cariche politiche nazionali nel governo Salandra (1914-1915) come sottosegretario alla guerra. Morì a Roma il 9 febbraio 1919. La grande ammirazione che aveva per Garibaldi fu sempre ricambiata da questo con affetto e stima, memore anche dell'amicizia che lo aveva legato al padre. Da allora Elia rimase sempre nella cerchia di Garibaldi, divenendo uno degli uomini a lui più vicini e devoti.

 

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facce2

Augusto Elia in divisa